L’economista Stefano Zamagni la settimana scorsa, parlando in Bankitalia a Bologna, ha detto a chiare lettere che le aziende (profit, nonprofit o pubbliche) devono passare dalla “gerarchia ottusa (solo il capo pensa, gli altri eseguono) al principio dell’autorita’ intelligente (comanda chi sa, chi e’ in grado di generare valore)”. Lasciatemi dire che ha fatto bene, molto bene, benissimo anzi.
Sperando di non travisarlo lo parafraserei cosi’: cari capi-imprenditori (sociali o profit), inutile investire in capitale umano se poi questo capitale umano non lo usate fino in fondo per quello che vale.
D’altra parte cosa volete dire ad un giovane: o investire in formazione gli serve oppure hanno ragione i furbi. Perche’ un ricercatore dovrebbe cercare di pubblicare all’estero, se la carriera spesso e’ solo appannaggio dei ruffiani? Perche’ i giovani italiani dovrebbero impegnarsi iscrivendosi a difficili facolta’ scientifiche se poi in azienda (profit o nonprofit) finisce per comandare la “nascita” o il servilismo politico? Oltre a lamentarsi della qualita’ dell’offerta formativa (l’università) e’ ora di chiedersi se non ci sia una qualche colpa nella qualita’ della domanda (l’impresa-i capi-le aziende nonprofit). (VM)