19 Settembre 2007

Fund raising ed enti religiosi, una strada inevitabile

 Otto per mille
Perchè il fund raising per gli enti religiosi, sarà certamente in crescita in Italia? Provo a spiegarlo brevemente.

Tutti voi sapete che il grosso delle risorse per la le “Chiese” in Italia deriva dall’8 per mille. Tutta l’impostazione del “sistema 8%°” è fondata su una parola: Integrazione.

Quello che perviene ai sacerdoti dell’8%°, con l‘obiettivo di garantire il sostentamento del Clero, integra quello che già è assicurato al sacerdote grazie al contributo proveniente dalla parrocchia o da altre entrate derivanti da servizi vari (insegnamento di religione nelle scuole pubbliche, insegnamento o prestazioni nei seminari, collegi, servizi pastorali in Curia, servizi in ospedale, Case di cura, ecc.).

Otto per MilleC’è stata fin dall’inizio la preoccupazione di salvare un principio di valore: l’ideale sarebbe che la comunità cristiana si facesse carico di garantire il sostentamento dei propri sacerdoti, così come deve farsi carico degli altri costi della pastorale (manutenzione della Chiesa, spese per servizi diocesani ecc.). L’otto per mille è stato e continua ad essere una buona soluzione – invidiataci da altre nazioni – per risolvere il problema del mantenimento del Clero. Tra l’altro, ha contribuito a risolvere il problema delle sperequazioni prima esistenti in regime di benefici/congrua.

Il sistema, tuttavia, comporta alcuni rischi:

  • quello di ridurre la responsabilizzazione della Comunità nei confronti della vita della Chiesa, dell’impegno pastorale e del mantenimento dei sacerdoti;
  • quello di alimentare l’immagine del prete come persona automaticamente garantita in tutto l’arco della vita, dal giorno della sua ordinazione, fino alla condizione di vecchiaia e di non autosufficienza. Egli appare oggi, più che in passato, un privilegiato, soprattutto se rapportato all’alta percentuale di giovani (oltre 30%) costretti a vivere nella flessibilità/precarietà.
  • inoltre ha contribuito a creare l’immagine della Chiesa italiana come Chiesa ricca e potente;
  • comporta pure il rischio per il sacerdote – se manca una solida formazione ascetica – di burocratizzarsi nel suo tranquillo livello di sicurezza e di essere meno capace di capire la gente in difficoltà;
  • infine storicamente l’avvio del “sistema 8%° ha comportato una caduta verticale del numero di sacerdoti impegnati nell’insegnamento di religione nelle scuole pubbliche, con evidenti danni pastorali. L’insegnamento, infatti, consentiva al Sacerdote di accostare la quasi totalità dei giovani, compresi quelli che non frequentano la parrocchia.

Si tratta di rischi di peso specifico differente. Quello più preoccupante è il primo, ossia il calo di responsabilità della comunità cristiana. Forse per questo motivo, la Conferenza Episcopale, fin dall’inizio si è impegnata a promuovere il sistema delle offerte deducibili. L’esito di questa iniziativa, tuttavia, è giudicato finora insoddisfacente. Tento di interpretare il calo d’interesse verso questa proposta ecclesiale con l’impressione diffusa che la Chiesa ha anche troppi soldi e la convinzione conseguente che le eventuali offerte deducibili vanno indirizzate ad altri Enti più bisognosi e più impegnati nel sociale.

Come allora incrementare le offerte deducibili, rispettando la nostra natura ecclesiale? Questo è il primo motivo che ci fa capire quanto sia importante il “Fund Raising” per un ente religioso.

L’altro problema riguarda i beni patrimoniali degli Istituti Diocesani. Oggi esiste oggettivamente un clima polemico verso la Chiesa Cattolica. Lo denuncia anche la Civiltà Cattolica, dove P. Mucci parla di una nuova strategia di lotta, da parte dei poteri forti della comunicazione, contro la Chiesa cattolica. Citando tre libri appena usciti, egli afferma che con metodo differente, ma con unico stile di irrisione e di disprezzo essi costituiscono un attacco violento alla religione, alla Chiesa, alla sua dottrina e agli uomini che la rappresentano. Essa viene ingiustamente accusata di essere “privilegiata” dallo Stato. E periodicamente viene messo in discussione il sistema dell’otto per mille. E’ possibile che si tratti di una tempesta in un bicchiere d’acqua, ma la cosa non può essere ignorata.

Gli uomini di Chiesa, secondo me, dovrebbero prudentemente porsi il problema di aumentare, per quanto possibile, l’autonomia economica della Chiesa e di ridurre la sua dipendenza dall’integrazione dell’otto per mille, incoraggiando donazioni, lasciti, testamenti ecc. Oggi – è noto – il mantenimento dei Sacerdoti dipende, per quasi il 90% dall’otto per mille.

Qui sta la seconda ragione della necessità del fund raising per la Chiesa, specialmente per la Chiesa Cattolica e le sue opere, così fortemente dipendenti dall’8 per mille. L’interrogativo che ci si dovrebbe porre è: come incrementare il patrimonio degli Istituti religiosi, anche superando la naturale diffidenza della gente verso l’organizzazione centralizzata e meno controllabile?

Il fund raising per gli enti religiosi, insieme al fund raising per lo sport e a pochi altri settori sarà inevitabilmente in crescita nei prossimi anni. Occorrono fund raising specializzati in enti religiosi? Ne parleremo. [Foto di Franz Maga con licenza di utilizzo creative commons]

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