A me piacciono i Pan di Stelle non solo perchè sono buoni ma perchè ti insegnano a farli: se comprate una confezione troverete su un lato la ricetta per farli a casa vostra. E’ un po’ come quello che scrivo su questo mio blog o i miei collaboratori ed anche altri utenti su fundraising.it: la differenza è che non dovete neppure spendere per comprare la confezione, ogni tanto vi scrivo su come fare o non fare raccolta fondi. Tutto questo si chiama collaborazione. Dice Seth Godin nell’introduzione del suo ultimo libro (“I piccoli saranno i primi“, leggetelo è valido anche per il nonprofit) una frase che credo possa ben calzare alla situazione italiana del fund raising:
“chi compera i miei libri o legge il mio blog o mi chiama a tenere conferenzae nella sua organizzazione sa già che cosa deve fare. Sono persone che, in materia di sviluppo organizzativo di attività commerciali e di diffusione di idee, sono sveglie e persino brillanti. Sanno già come si fa a progettare un grande sito web o come creare un blog di successo. Ma non lo fanno. Non lo fanno perchè la società, i capi, i partner o i colleghi non permettono loro di assumere iniziative efficaci. E’ come se la loro ventiquattrore fosse piena di propano compresso, ma non riuscissero a farlo esplodere”
Cosa sta accadendo ora? Che si sta sgretolando il muro del silenzio sul fundraising, prima era una cosa per pochi, oggi le persone conoscono il fundraising e possono, grazie al passaparola e ai blog sul fundraising che sono stati creati in questi anni, a farlo conoscere ad altri.
Quale è il grande problema del fundraising? Che non si condivide, si divide, cosa si fa? Lo so bene:
- se non si è concordi si deve distruggere l’altro (abbiamo avuto recentemente un attacco ai nostri siti internet che sono rimasti oscurati per un po’ di tempo. Il nostro provider ha definito l’attacco “fatto con perizia e con una forza e una volontà inusuale di spaccare tutto”). Un’altra volta un… “amico” invece di collaborare alla costruzione della voce “fundraising” su www.wikipedia.it tolse il link al nostro sito di informazioni gratuite www.fundraising.it. Quando gli perchè lo avesse fatto, mi disse che era stato per errore. In tutti e due i casi sappiamo esattamente chi è stato, internet ha il difetto che lascia il segno…. E avrei mille e mille altri esempi.
- se non si è capaci a fare fundraising si copia senza citare.
- se si vuole veramente sentirsi i primi, una sorta di “casta” non si collabora, neppure inviando del semplice materiale per una ricerca sulla storia del fundraising, fatta da un mio laureato.
I fundraiser che operano in questo modo sono ancora nel vecchio mondo, quello che avrà successo per molto tempo ma che è destinato a finire: il mondo della condivisione, dell’allargare la conoscenza, del condividere le idee è il futuro non solo del fundraising ma di tutto il nonprofit (leggetevi questo libro se non ci credete e poi ditemi cosa ne pensate).
Pensate solamente quante organizzazioni nonprofit esistono che fanno la stessa identica cosa nella stessa città e non si parlano, raddoppiano gli interventi con uno spreco di risorse inimmaginabile (non è infatti solo lo Stato a sprecare soldi ricordiamocelo). Mi diceva oggi un mio amico (via skype): “se in Italia le onp invece che non collaborare fra di loro collaborassero un po’ di più al di là degli steccati politici che le dividono si avrebbe un risparmio di risorse enorme”, idem dico io anche nel fundraising. Ma parole come open-source, condivisione sono molto spesso parole al vento nel settore nonprofit (anche se molto usate nelle conferenze).
Conclude il libro di Godin e sempre credo che sia veramente una descrizione adatta: “A quel punto intervengo io. Porto i fuochi d’artificio. Non sono fuochi particolarmente rumorosi nè potenti, ma sono comunque in grado di richiamare l’attenzione e, soprattutto, di far esplodere il propano che già avete“. A me i fuochi d’artificio mi affascinano e ne uso più che posso…