Ieri 19 marzo U.S. News & World Report ha indicato la carriera di fundraiser come una delle 25 più “richieste” e “ricercate” dai giovani di oggi. In The Best Careers 2007, il settimanale esamina i trend dell’economia e dei posti di lavoro e identifica le professioni più “calde” in termini di stipendio, richiesta del mercato, qualità della vita, attrattività e prestigio.
Il compenso mediano (non la media quindi, ma il compenso più frequente) per un fundraiser è calcolato in $78,902. Mica male eh?
Discutendo il tema del fund raising, la rivista annota che:
“che sia un partito politico o che sia una piccola organizzazione nonprofit, a molta gente piace l’idea di fare fund raising, ad eccezione di una cosa: “non potrei mai chiedere soldi, non ne sono capace”. Ma il fatto è che soltanto un piccola percentuale di del tempo di un “fund raiser” è usato per “chiedere”. Infatti la “sollecitazione” è spesso molto facile se si è costruita una relazione con il donatore e costruito un coinvolgimento positivo attraverso l’organizzazione nonprofit. La maggior parte del tempo di un fundraiser è usata per selezionare, formare, motivare volontari, sviluppare un database di donatori, supervisionare le campagne di email e di telemarketing, organizzando e gestendo eventi di raccolta fondi, come una cena di gala. I migliori fundraiser ispirano fiducia. Sono intelligenti, ma tengono un profilo basso, ed è assai confortevole stare con loro. Non se la “tirano” e sono aperti e disponibili con tutti. I direttori vendita aggressivi non sono buoni fundraiser, solo le persone educate, alla mano, che non siano boriosi e arroganti sono degli straordinari fundraiser. Gli altri sono solo venditori di fumo.”
Mi sa che in Italia siamo più o meno all’opposto. Arroganti personaggi, pieni di sè e boriosi fino alla nausea, controllano e soffocano la professione di fundraiser, fanno di tutto per non perdere la poltrona (o la rendita economica che è poi la stessa cosa), pensano di poter rappresentare tutti, quando rappresentano a malapena se stessi, rovinano il mercato con tariffe astronomiche e senza assumersi minimamente il rischio di quello che fanno, evitando che tanti giovani inizino a vedere la professione di fundraiser come una delle più belle cose da fare nella vita.
Ma non solo. La cosa ancora più interessante è che il cosidetto “Manager Nonprofit” è invece una delle professioni meno interessanti. Anzi il lavoro del manager nonprofit è inserito nella speciale categoria di U.S. News & World Report come una delle 10 carriere più “overrated” (sopravvalutazione) in termini di dissonanza fra le aspettative e la realtà.
Secondo la rivista, molta gente scieglie una carriera nel nonprofit sperando di “fare la differenza”, ma poi si rende conto che le proprie aspettative si scontrano con volontari incompetenti, enormi responsabilità di fund raising, e grande impegno orario con piccolissimi stipendi.
La ricerca dice anche un’altra cosa molto sintetica e realistica. Appare sempre più chiaro che per molta gente piuttosto che impegnarsi nel nonprofit appare molto più ragionevole “fare quello che hanno fatto Bill Gates e Warren Buffet: guadagnare molto nel settore privato profit, e dopo donare tempo e denaro alla propria causa preferita”.
Italiani all’attacco!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! (VM)
(Foto di andyburnfield con licenza Creative Commons)