Ricevo e volentieri pubblico….sulla necessità di capire e far capire chi è il fundraiser, quali sono i confini della sua azione…questo è un gigantesco caso di misunderstanding, ancora una volta, o di qualcuno che fa il furbo (propendo per il primo caso).
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Ciao Valerio ti scrivo per raccontarti una storia vera, una storia accaduta all’associazione di cui faccio parte come socio e volontario da 19 anni. La storia inizia così: nel 2007 la mia associazione organizza un grande evento e decide anche di sperimentare per la prima volta nella sua storia (anche perchè è una associazione che vive del tesseramento annuale – più di 5 milioni di euro dal tesseramento) un’attività di fundraising.
Ecco l’esito (che si può leggere online a pag. 22 di questa relazione ).
Premetto che il costo di questa consulenza è stata di €30.000 lordi (60 milioni di lire – più del mio stipendio annuale in una botta sola!!!) interamente erogati al consulente.
Te ne estraggo alcuni punti per non annoiarti:
La FIS (Federazione Italiana Scoutismo) ha stipulato un contratto di consulenza per il fund raising con l’obiettivo di formare il personale sulle tecniche e modalità di ricerca fondi cogliendo l’occasione del Centenario per avviare tale attività oramai ritenuta indispensabile. Dal punto di vista del raggiungimento di obiettivi concreti sul fronte del reperimento risorse, non possiamo dire che vi siano stati risultati di alcun rilievo oggettivo.
Leggi qui
Gli unici fondi reperiti dalla FIS sono stati erogati da una società assicurativa con cui l’AGESCI ha rapporti “storici” ed in parte assolutamente marginale da una compagnia telefonica e questo è avvenuto senza alcun contributo del consulente.
Altri fondi pubblici e privati sono stati reperiti singolarmente dalle due associazioni per i propri progetti ed anche in questa occasione ci siamo avvalsi di relazioni di capi e quadri dell’AGESCI e del CNGEI. Anche le partnership federali sul Centenario sono state soprattutto concentrate su partners istituzionali (Comuni, Provincie, Regioni, Ministeri).
Il sistema della “certificazione etica” supportata da una società di rating partner FIS ha funzionato, ma abbiamo avuto occasione di consultarla sono in una occasione. Certamente invece gli uffici sono
stati dotati di alcune modalità e strumenti che potranno essere utilizzati in futuro.
La valutazione sui risultati
Ci sentiamo di sostenere che i risultati di questa iniziativa ci consentono di imparare maggiormente dalle criticità piuttosto che dai successi. Infatti nel corso della collaborazione con il consulente, sono
emersi alcuni nodi che dovranno essere tenuti in debito conto per future occasioni che riteniamo importante evidenziare perché possano costituire una esperienza da capitalizzare in futuro, in un campo nel quale siamo inevitabilmente destinati a confrontarci negli anni futuri.
Guarda cosa fanno per tutelarsi
Consapevoli che lo stile, le scelte ed i valori associativi rendono a noi estremamente complesso muoverci in questo campo, per riassumere sarà importante in futuro che:
- il consulente venga scelto attraverso un bando sia pure informale che consenta di comparare più di un curriculum con la certificazione dei risultati ottenuti;
- le regole d’ingaggio, gli interlocutori all’interno dell’associazione committente, i limiti e i margini di autonomia del consulente siano chiariti da subito e per iscritto prima della firma del contratto;
- che il consulente scelto venga invitato alla stesura di un progetto dettagliato e che lo stesso venga giudicato prima della firma del contratto
Cosa vuol dire questo per chi fa consulenza ma anche formazione nel fundraising
- che il lavoro negativo di un consulente nel fundraising (anche se poi sarebbe giusto sentire anche la versione del consulente che ha fatto questa consulenza) influenza quello di tutti i fundraiser, perchè se ci sarà un successivo consulente per questa associazione sicuramente avrà difficoltà maggiori nello svolgere il suo lavoro in quanto dovrà prima di tutto riconquistare la fiducia di volontari che dirigono una associazione e sono rimasti scottati da una precedente esperienza
- che è ora che si specifichi ogni volta che si parla di raccolta fondi di successo quanto è costato raccogliere quei fondi come in questo caso
- che questo lavoro negativo è anche online perchè la relazione di
cui ti parlo è online e che dunque Internet rischia di essere per chi non svolge bene ilsuo lavoro di consulente un’arma a doppio taglio - che siamo indietro anni luce nel fundraising in Italia: non esiste una comparazione di parametri di bilancio come in give.org, non esiste una certificazione dei risultati ottenuti dai fundraiser
- il rischio è di andare a finire ad un mero smercio della consulenza: ti pago tot raccoglimi tot, ma il fundraising non è questo, il fundraising è un cambiamento di mentalità nella testa di chi lavora nelle onp, nell’organizzazione delle aziende nonprofit, nei modelli decisionali ed allocativi delle risorse pubbliche di tutti gli enti pubblici (che anche se tanti dicono che non ci sono più risorse pubbliche si sa benissimo che tanti enti nonprofit vivono su convenzioni e contributi pubblici)