11 Dicembre 2008

Valerio Melandri….e la politica

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L’ennesimo strombazzamento del mio nome sul quotidiano locale mi costringe a prendere una posizione. Eccola.

Ogni cinque anni, candidati di entrambi le parti fanno promesse simili, e non mi aspetto che quest’anno sarà diverso. Tutti coloro che sono in corsa per diventare Sindaco, arrivano nelle nostre case proponendo programmi in dieci punti e facendo grandi discorsi: tutti strombazzano quelle qualità che credono possano renderli particolarmente qualificati a governare il Comune. Ma troppo volte finite le elezioni, e volati via i coriandoli, tutte quelle promesse svaniscono dalla memoria, e si fanno avanti le lobby e gli interessi particolari, mentre la gente si ritrae, delusa come sempre, per riprendere la propria lotta in solitudine.

Questo è quello che è successo anche 5 anni fa a Forlì, e che succede in ogni angolo del paese.

Ma quello che vedo questa volta è che oggi dobbiamo prendere decisioni difficili, molto più difficili che in passato. E benchè il Comune abbia un ruolo cruciale nel favorire i cambiamenti necessari, non basteranno più denaro e programmi a portarci la dove dobbiamo arrivare. Non basterà. Non ci sono abbastanza soldi e anche le migliori idee non sono realizzabili.

Io penso che ognuno di noi, nel suo piccolo, deve accettare la responsabilità di instillare un’etica dell’agire nei nostri figli, di adattarsi ad una economia più competitiva (indietro non si torna), di rafforzare le nostre comunità e condividere in una certa misura i sacrifici.

Io penso che sia tempo per una nuova generazione di realizzare quello che è necessario realizzare. Anche in questa città, dove io sono nato, vivo e lavoro. Destra, sinistra, centro? Non è il nocciolo della questione.

Qualunque candidato venga scelto non si può incentrare tutto su una “persona”, nè sul fatto che rappresenti destra, sinistra o centro. Tutto deve essere incentrato su quel che si può fare “insieme” (con gente di “destra”, con gente di “sinistra”, con gente del “centro”). E’ ora di finirla di pensare a delle barricate.

Qui c’e’ gente che non ha da mangiare, aziende che chiudono, gente che rimarrà disoccupata, un centro storico che muore, e la vita culturale della città che va a picco.

Una candidatura oggi dovrebbe essere l’occasione, il veicolo delle speranze e dei sogni della gente, di tutta la gente, non l’affermazione di un partito. Dovrebbe essere l’affermazione della “politica”.

Secondo me  un candidato dovrebbe incentrerare tutta la campagna sul recupero del senso di cittadinanza, sulla consapevolezza che ci deve essere una meta comune fatta di pochi obiettivi, pieni di buon senso, e sulla convinzione che sono pochi gli ostacoli in grado di contrastare la forza di migliaia di voci che invocano il cambiamento. Una persona da sola non può fare il cambiamento. Divisi siamo destinati a perdere le grandi sfide che ci attendono.

Sono figlio di un noto politico della città, sono cattolico, amo coltivare la libertà mia e altrui, sono un “ambientalista”, (non solo a parole: la mia casa è, per scelta, di legno, con fotovoltaico, recupero acqua piovana, solare termico…ecc)., amo la famiglia…(ma non al punto da farmene due!!), amo ascoltare le persone, specie gli anziani, e cambiare idea, amo occuparmi degli affari degli altri…specie di coloro che hanno più bisogno, ma so ben stare al mio posto .

E’ ipotizzabile che chi è capace di coniugare individualismo, liberismo, solidarietà ed ecologia in maniera inedita e spiazzante (di fronte e attraverso, la destra, la sinistra e il centro) trovi qualcuno che lo sostiene?

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