Ricevo da un lettore di questo blog una bella email con una domanda interessante sull’organizzazione dell’ufficio volontariato.
Buongiorno le scrivo per avere un parere “autorevole”.
Lavoro in una organizzazione che fa raccolta fondi per destinarli a progetti di aiuto in Italia e all’estero >>
Lavoro nell’ufficio volontariato. I volontari sono “una manna dal cielo” per tutto quello che è visibilità, raccolta fondi
testimonianza sui progetti all’estero.
Da un po’ di mesi abbiamo creato un responsabile eventi che lavora sotto l’ufficio raccolta fondi, ma questo non mi sembra funzionale, perchè il 99% degli eventi è fatto dai e con i volontari. Mi verrebbe più logico pensare che la parte eventi è sotto l’ufficio volontariato o eventualmente il contrario, ma per ora stiamo ancora cercando il modello organizzativo più funzionale, per cui eventi sono insieme a raccolta fondi e volontariato è un ufficio diverso.
Mi piacerebbe avere da parte sua un commento ed eventualmente dei riferimenti/esempi.
La ringrazio per la sua disponibilità e spero di poterla conoscere in uno dei suoi prossimi corsi.
Ecco la mia risposta
Eliminiamo gli uffici volontari!
Se i volontari sono autonomi e riescono a supportare tutto il lavoro di creazione degli eventi non c’è ragione di creare una figura retribuita che li “controlli”. La vicenda ha un senso se a partire dal vostro piano strategico, o dal vostro budget di raccolta fondi, ritenete che lo “strumento” eventi debba essere ampliato, in tale caso ha senso mettere a “servizio” dei volontari anche una persona retribuita, ma in questo non sceglierei una persona di livello alto, ma qualcuno che aiuti i volontari (che per definizione non hanno un tempo illimitato per stare nell’organizzazione) a fare quello che devono fare.
In altre parole tutto dipende su quale tasto volete spingere.
Io comunque, per dirla fuori dai denti, eliminerei completamente l’ufficio volontariato. E’ un errore strategico e anche operativo quello di relegare i volontari in un ufficio volontari, come se fare il volontario fosse un “tipo” di lavoro, come se fare il volontario fosse come fare l’idraulico, il consulente, il contabile. Fare il volontario non è un lavoro, è una semplice categoria retributiva. Il volontario fa parte del personale della organizzazione ed è quindi personale a tutti gli effetti. Semplicemente non è retribuito, ma per il resto non fa nessuna differenza. Se proprio volete identificare una differenza fra chi è volontario e chi non lo è indicatelo in organigramma con un cerchio invece che con un rettangolo. Ma i volontari afferiscono all’area del lavoro che fanno. Se sono in amministrazione faranno riferimento all’amministrazione, se sono negli eventi faranno riferimento all’ufficio eventi, se sono nei servizi agli anziani, faranno riferimento al capo del servizio anziani (o bambini) ecc….
Nessuna differenza con il lavoratore retribuito in un verso e nell’altro, ovvero dovete iniziare a trattare il personale retribuito come se fosse non retribuito, lo stesso livello di passione, di motivazione che avreste se non fossero pagati. Li trattereste allo stesso modo?
Il segreto del successo di una organizzazione nonprofit è capire che esiste un solo tipo di risorse umane, qualcuno è retribuito, qualcuno no. Tutto qui, ma è un discorso lungo che non abbiamo il tempo di approfondire, ma se ha domande, mi dica! Un caro saluto e buon lavoro (che sia pagato o meno)
P.s in questa mia risposta io ho lavorato (anche se non sono stato pagato…) e per questo io dovrei esser inserito nell’ufficio volontari? NO! Io rimango nel mio ufficio in Piazzale della Vittoria, semplicemente sono un consulente (anche se non pagato!) Ok?