Interessanti le osservazioni al mio post “chiudiamo gli uffici volontari” di qualche giorno fa. Le potete leggere nei commenti al post. Ma la mia non è una provocazione, nè tantomento una boutade “educativa” alla francese. E’ veramente il mio pensiero, supportato peraltro da decenni di esperienza (non solo miei) ma di colleghi sul campo (Susan Ellis e la sua scuola innanzitutto). Lungi da me l’idea di licenziare tutti i direttori degli uffici di volontariato che devono rimanere per le importanti fasi di selezione, reclutamento, invito. Ma non su gestione e valutazione! La mia osservazione è di natura strettamente aziendale. Essere volontario non significa nulla salvo il fatto che non si è pagati per fare quello che si fa. Essere volontario non significa che non si è bravi, non significa che non si hanno competenze specifiche, che non si hanno compiti, orari, obiettivi da raggungere, serietà professionale. Essere volontario vuol dire “lavorare” tale e quale a qualunque altro lavoratore retribuito dell’organizzazione nonprofit. Nulla di diverso. E allora perchè relegarli in un parco giochi per bambini “uffici volontari” come se fossero classi di tipo diverso? Si scelgano e si valorizzino i volontari per quello che sanno fare, e li si piazzino laddove le loro competenze, il bisogno dell’organizzazione, la volontà degli assistiti necessita supporto. Li si inserisca in ambiti di “lavoro”… In una organizzazione nonprofit ci dovrebbe essere solo un tipo di personale quello che è fortemente motivato a fare il lavoro che fa, alcuni retribuiti, alcuni nonretribuiti! (VM)