Ricevo la seguente email da una studentessa del Master in Fundraising.
C’è sicuramente il rischio che lo stagista possa risultare il tappabuchi di congedi per maternità, di buchi di bilancio, di budget sul personale ridotti all’osso (non perchè non ci sono i soldi, ma perchè investire sul personale non è una strategia comune di molte onp italiane). Ma mi sembra bella, magari naive e un po’ ingenua (non l’idea in se, ma la non considerazione dei mille cavilli burocratici che possono bloccare una cosa così ragionevole), ma certamente sincera e va nella direzione giusta. Vi cosa dite?
Carissimo Prof,
sulla scia della mia esperienza le scrivo per avere un parere su quanto segue.
Molte aziende hanno attivato negli ultimi mesi procedure di Cassa Integrazione Guadagni (o Straordinaria), di conseguenza molti impiegati ed operai si trovano al momento con retribuzioni mensili ridotte.
Potrebbe il nonprofit approfittare di questo momento a proprio favore?
Si potrebbero contattare le aziende con procedure di CIG aperte e fare loro una proposta di CRM: trasformare i cassintegrati… in stagisti! I dipendenti in CIG interessati a prestare la loro opera presso una nonprofit potrebbero ricevere:
- un rimborso spese, che si andrebbe a sommare alla cifra percepita in CIG
- la possibilita’ di non rimanere inoperosi durante il periodo di CIG, di fare qualche esperienza di data-entry, reception… Di innamorarsi di una causa!!
Il contratto sarebbe a risvolto positivo per tutti:
- il dipendente in CIG avrebbe modo di arrotondare ed avrebbe un impegno quotidiano (esperienza spendibile anche per la ricerca di un futuro posto di lavoro o spendibile nella sua azienda al termine della CIG)
- la nonprofit avrebbe nuova manodopera, maggiore visibilita’, nuovi inesplorati bacini di amici della causa…
- l’azienda profit potrebbe ritenere intelligente non lasciare inoperosa la propria forza lavoro e potrebbe trarre beneficio dalla partnership a costi contenuti (l’equivalente dei rimborsi spese).
Che ne pensa?
Un’altra riflessione e’ la seguente: si stanno raggiungendo nelle aziende diversi accordi di pre-pensionamento. Dipendenti di 50-55 anni vengono incentivati a lasciare posti di lavoro alle nuove generazioni. Giusto. Ma queste persone, con tanta esperienza, hanno poca voglia di lasciare il proprio incarico e tanta paura di atrofizzarsi sul divano, indi, accettano gli accordi a malincuore. Li’, in quel momento, la nonprofit deve contattarli. In quell’istante deve proporre incarichi. Non e’ sciacallaggio, e’ cogliere l’attimo!
Sto vedendo potenziali volontari o…? A presto