Si, si puo’ dire tutto, “ormai sono le solite cose…” (e non è vero!), “troppa gente” (ma che fastidio da poi la gente?), “si ma una volta era diverso…” (ok, e adesso è così e allora?), “tutta roba all’americana, inapplicabile in Italia” (ma siamo proprio sicuri? o è solo pigrizia del pensiero), io so solo che la mia esperienza è stata molto positiva.
Se uno si mette pazientemente (e umilmente) ad ascoltare, a cercare di imparare, se fa la fatica di cercare la persona giusta, se uno quando si mette a sedere sul pulman fa una chiacchierata con il vicino di posto, qualcosa viene fuori. Certo quando sono partito, come in alcune cose che ti fanno fare fatica…, non avevo una gran voglia.
Sto così bene a casa mia, nel mio studio, e poi non stavo neanche bene fisicamente, ero mezzo ammalato. Prendere l’aereo, prendersi del freddo, arrivare la, la fatica di parlare con sconosciuti…ma poi mi piace, e mi piace di aver deciso.
Nella mia vita a volte, c’e’ un iniziale “costo di attivazione”. Se penso al mio mattino, nel letto, al caldo, ho un “costo di attivazione”, ma il pensiero di godermi la giornata, mi fa alzare…anche prima.
Andare all’IFC è una fatica, ma vengono sempre, sempre due, tre , quattro idee nuove. Certo bisogna cercare, e piu’ si ha esperienza e piu’ e’ difficile questa ricerca, ma se uno ha pazienza e costanza alla fine saltano fuori.
Ho incontrato i colleghi del “festival francese” e ci scambieremo visita, ho incontrato i colleghi del “festival giapponese” e …non so se ci scambieremo visita, e proprio all’ultima sessione ho incontrato un personaggio che porterò al festival del Fundraising. Fantastico.
La vita è questo, a volte ha dei “costi di attivazione”, ma vuoi mettere il gusto di viverla! saluti da Amsterdam.vm