Quando dico che manca la cultura dell’ “investimento”, ma esiste solo quella del “costo”….cavoli! Leggetevi questo scambio, che ho coperto per motivi di privacy ma che è assolutamente vero.
Mi scrive una persona e mi dice:
Ciao Valerio. Da due anni stiamo portando avanti un progetto in per cui somministriamo le Assicurazioni Sanitarie alla categoria degli indigenti. Fino allo scorso anno siamo riusciti a finanziare il progetto senza aver bisogno di cercare fondi, da quest’anno dato che la Sextantio SpA sta rinnovando tutta la sua governante abbiamo biogno di trovare soldi per il 2011. Nel 2011 vorremmo trovare almeno 200.000 euro così da coprire lo stesso numero di indigenti che abbiamo coperto fino adesso.
E fin qui, tutto bene, dico io, nessuna novità. Ma ecco l’attacco TIPICO DELLE NONPROFIT…
Ecco il motivo della mia mail. Volevo chiederti di mettermi in contatto con degli studenti del tuo corso che vogliano per noi fare la ricerca fondi. Non avendo soldi in questo momento li potremmo pagare solo a risultato ovvero pattuendo una percentuale che magari tu stesso potresti dirci. Oppure potresti segnalarmi società che fanno la ricerca fondi sempre tenendo presente il fatto che verranno pagate a risultato?
Pagare a percentuale…? Dico io, c’e’ chi lo fa, noi no. Ed ecco la mia risposta
Cara XXYYZZ, i nostri ex studenti, hanno il forte suggerimento mio di NON fare raccolta fondi a percentuale. Non lo riteniamo etico e nemmeno giusto. Raccolta fondi è un impegno comune di tutta la struttura e se non c’e’ il pieno coinvolgimento di tutti non funziona. D’altronde un’organizzazione che non rischia nulla (non paga se non ottiene risultati) difficilmente si impegna insieme al fundraisier. IN questo modo quindi si raccoglie meno e si ottiene meno. Tutte le volte che per venire incontro alle necessità abbiamo accettato un contratto così, i risultati sono stati scadentissimi. Società che lo fanno a percentuale non ne conosco, ma puoi provare con le solite anche se ho dubbi che lo facciano. Per cui non so proprio come aiutarti, ma se vuoi ugualmente metterti in contatto con i nostri ex studenti basta che scrivi a Simona Lanari che è in contatto con tutti. Un caro saluto e buon lavoro!
Che male c’e’, voi mi direte, domandare è lecito, rispondere e’ cortesia. Vero, ma ecco la risposta, mi si perdoni, che ha quel misto di moralismo e di spontaneismo, così un po’ insopportabile…
Ciao Valerio. Grazie per la mail, il problema è che in questo momento non abbiamo soldi…quindi tutto è estremamente più difficile. Abbiamo investito tutto sull’ultimo invio di soldi per il progetto ritenendo più importante pensare alle persone e poi ai nostri problemi…
Ecco il punto! Mitico e agghiacciate. Il fundraising è un costo! E’ un costo, e tutti i soldi spesi nel fundraising sono spesi male….Ritenendo piu’ importante pensare alle persone e poi ai nostri problemi? E poi ai nostri problemi? Ma quali sono i tuoi problemi se non quelli di trovare piu’ soldi possibile per aiutare piu’ gente possibile! E come si fa? Pagando a percentuale? Decine e decine di ricerche dimostrano che chi paga a percentuale raccoglie di meno e spende di piu’…per quanto tempo dovremo accettare questi moralismi un po’ beghini? Per carità tutti in buona fede, non sia mai, ma cavoli che razza di discorsi…
Ma se un chicco di grano non muore non da frutto! Chi non semina non raccoglie…e oggi quanto bisogno c’e’ di capire la cultura dell’investimento e non del costo!
Noi dobbiamo rendre visibile, l’invisibile, noi dobbiamo dire al mondo che esiste una professione e che la gente lo deve sapere. Stasera voglio scrivere al presidente del Consiglio e al Ministro Sacconi per chiedergli di venire al Festival del Fundraising. Devono sapere che esiste un lavoro che si chiama fundraiser!
Ecco perchè c’e’ bisogno di un ASSIF fortissima e unita, ed ecco perchè io mi sono associato ad ASSIF, a cui darò tutto lo spazio possibile al Festival del Fundraising. O cresce il movimento dei fundraiser o la cultura dell’investimento non arriverà mai in Italia…