Un amico mi ha passato questa grave sentenza in cui l’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria condanna per pubblicità ingannevole la comunicazione che vedete a lato e che si può trovare anche in alcuni depliant di onp certificate dall’ Istituto Italiano della Donazione.
E’ evidente l’errore di prospettiva di questa pubblicità, ma non è su questo che voglio fermarmi. La domanda “scopri di chi ti puoi fidare” io la vorrei rigirare e chiedere: di chi ci si può fidare quando si va ad effettuare una donazione? Come comprendere se il messaggio di richiesta fondi sia veritiero oppure no? Io ritendo che ci siano due canali sui quali bisogna agire:
- Esistendo in Italia un ente che certifica l’uso delle donazioni ricevute fatto dalle organizzazioni nonprofit ovvero l’Istituto Italiano della Donazione non starei a pensare di creare un altro ente che faccia la stessa cosa o cose simili: io invece inviterei lo stesso Istituto a impostare le proprie politiche di controllo invertendo l’onere della prova. Non l’Istituto che controlla, ma le ONP che autodichiarano. Non un modello top-down (io dico a voi se voi andate bene), ma bottom-up (noi diciamo che cosa facciamo e il mondo deve poter giudicare). Il modello di business impostato dall’IID è certamente ammirevole (sono tutti volontari), ma ritengo sia davvero l’opposto di quello che bisognerebbe fare. Non ci sono le energie e le possibilità per controllare 300000 organizzazioni nonprofit, non si può dare in questo modo al donatore più strumenti per capire a chi donare, il marchio va bene, ma non basta. Come se ne parla da anni in rete è necessario fare dei confronti fra bilanci delle onp e renderli disponibili sul web a tutti, fare lobby per avere un modello di bilancio unico per gli enti nonprofit (come negli Stati Uniti) che dia la possibililità di maggior confronto e confrontabilità (benchmark) tra aziende del terzo settore. Su questo argomento non serve inventare basta copiare siti come Give.org o Charitynavigator. Se tutte le energie e le risorse spese per fare l’IID e per fare le certificazioni fosse stato speso per creare un “watch-dog” all’americana, (come i siti che ho citato) sono sicuro che ci sarebbero stati ben più risultati
- Una maggiore cultura della donazione: a me non piace per niente questo puntare il dito sempre e solo contro le organizzazioni nonprofit in modo generico, credo anche, come donatore quale sono, che i donatori stessi debbano aumentare la loro consapevolezza sulle aziende nonprofit a chi donano. Ognuno di noi effettua ogni giorno delle scelte, quando scelgo l’operatore telefonico, quando vado a fare la spesa, quando scelgo la scuola per i miei figli ed allora perchè non cercare di capire meglio a chi vengono date le donazioni che si fanno ogni anno? Solamente con una maggiore cultura della donazioni si potrà chiedere di più alle organizzazioni nonprofit, chiedere più trasparenza, più confrontabilità, più apertura al confronto
Su questi ed altri temi oltretutto bisogna proseguire in modo unito, facendo lobby nel senso più positivo del termine ovvero quello della lobby a cielo aperto, sul web, sulla stampa ed un po’ meno sotto le scrivanie o le poltrone…