Un mio giovane ma determinato studente, già attivo nel mondo del fundraising, si scontra con le prime difficoltà culturali del fundraising. Presenta un piano di fundraising alla cooperativa dove lavora, un piano che io ho verificato di persona prima di consegnarlo: ragionevole, fatto con buon senso, assolutamente non costoso, decisamente di basso profilo, senza utopie faraoniche, ma con tanto ordine e pulizia. Lo presenta al CDA ed ecco la sua email di racconto: uno spasso. Leggete.
Caro Prof, dovessi dirle com’è andato il CdA di ieri le direi bene solo perché alla fine hanno approvato le mie richieste e mi hanno concesso di attingere ai fondi della Cooperativa per iniziare attività di raccolta fondi.
In realtà è stata una lotta: all’inizio non mi hanno ascoltato per bene (confermando la tendenza per cui il FR è qualcosa che non c’entra nulla con la mission, ma è mission solo quello che si fa direttamente CON i beneficiari e non PER!), poi mi hanno detto che loro ricevono tutti i giorni 1 o 2 richieste di soldi tramite lettere e che la cooperativa non dovrà essere così (sfido che davvero ricevono così tante lettere, ho detto) e infine mi è stato anche obiettato che non possiamo raccogliere soldi a prescindere (ho fatto notare che io per primo l’avevo detto e che questo è premessa fondamentale per un fund raising onesto ed efficiente) e che quindi toccava a me, lì in quel momento, esporre un progetto concreto – un caso – di raccolta fondi!!!
Per fortuna sono riuscito a tenere testa e controbattere, ma devo dire che ne esco un po’ amareggiato perché, al di là dell’acquisizione del risultato, non sono riuscito a far passare il concetto (tant’è che subito dopo mi è stato detto: “chiediamo soldi alla Dal Monte” “per cosa? – domando io” “per il solare sociale!”)…
Ma non voglio essere pessimista: credo proprio che solo un anno fa neanche avrebbero accettato in CdA un giovane che parla di raccolta fondi e che non è neppure socio!
Bravo Alessandro! Continua così, le rivoluzioni si fanno un passo alla volta!