Ho letto l’altro ieri un articolo dal titolo “Non tutte le onlus sono uguali” pubblicata sul sito di IL FATTO QUOTIDIANO, nel Blog di Roberto Serra. Ho sentito l’esigenza di rispondere per fare un distinguo, non tanto fra onlus buone e cattive, ma sul falso mito che le organizzazioni nonprofit debbano per forza spendere poco.
Qui di seguito trovi l’articolo e la mia risposta.
Ecco l’articolo
Non tutte le onlus sono uguali di Roberto Serra
È difficile razionalizzare il significato delle cose nel “presente”, di solito prende valore guardandolo in prospettiva come “passato”.
Frequentando per lavoro una fiera di onlus, cinque anni fa mi capitò di essere invitato a seguire una conferenza. Parlavano alcuni funzionari che avevano avuto un particolare successo nel fund raising, cioè nella raccolta fondi e nella particolare cura nell’allevare i propri finanziatori.
Sono termini d’uso pressoché comune, ora, e la pronuncia in inglese conferisce come sempre all’attività un’aura di efficacia e necessità tali da chiudere la bocca a chi, come me, diffida delle etichette in lingua straniera.
Mi trovai di fronte a una cospicua platea di funzionari… (pardon) manager, che più o meno si conoscevano tutti e, nel loro giro, si percepiva una sorta di gerarchia prestabilita in base alla importanza dell’onlus d’appartenenza e dei relativi budget. Le persone esibivano un positivo ed energico iperattivismo che, si può ben comprendere, era il marchio stesso o, meglio, la maschera della loro professione.
Via via che gli interventi si succedevano, era evidente l’ammirazione che la platea provava nei confronti dei conferenzieri. Ognuno era teso nell’ascolto di interventi che trovavo invece noiosi. Tutti erano partecipi del successo dell’altro lodando questa o quella strategia e prorompendo in sinceri e sentiti applausi.
Fu verso la fine che salì sul palco una donna dall’accento brianzolo e dagli occhi chiari, compostissima nel suo tailleur executive, l’acconciatura impeccabile sopra una mimica inesistente. La relatrice, al contrario dei predecessori, cominciò con l’enunciare una serie di problemi incontrati nello svolgimento delle proprie mansioni, lamentò una crisi di vocazioni e la difficoltà a reperire materiale umano valido e già formato.
Sembrava un intervento privo di interesse. Poi finalmente la relatrice giunse al punto: autocelebrò il proprio risultato comunicando le cifre ottenute con le percentuali di crescita e le proiezioni future. Quindi rivelò il segreto del suo successo: in un’atmosfera di elettrica approvazione, la relatrice raccontò quanto fosse importante non fermarsi di fronte ad atteggiamenti o valutazioni moralistiche e snocciolò il percorso della sua esperienza. Consultando i tabulati dei degenti di un ospedale aveva potuto constatare come molti malati giunti alla fase terminale fossero pressoché soli e lei aveva colto un importante successo economico andando a convincerli a lasciare le proprie sostanze alla onlus quando fosse giunta l’ora.
Mentre scrosciava l’applauso dei suoi colleghi, mi sono chiesto come possa essere trascorrere la vita accanto a una donna capace di un simile ragionamento.
Ecco la mia risposta
E’ davvero un paese strano il nostro. Nessuno contesta a NIntendo di spendere circa 40 milioni di euro in pubblicità televisiva per vendere giochi e altro (nintendo è il top spender bambini in Italia), ma se il totale delle 250.000 onlus esistenti oggi spende complessivamente circa 4 milioni di euro, la gente dice “guarda come sprecano i soldi”. Il rapporto marketing fra nonprofit e profit è di 1 a 3000, (mentre in termini di PIL è 1 a 30…) ma se qualcuno osa chiedere soldi per SALVARE bambini (e non solo per farli giocare…come fa NIntendo) lo scandaloso e vergognoso è sempre chi “osa” chiedere e rompere le scatole…Nel 1997 sono morti di AIDS 1,1 milioni di persone nel mondo, nel 2007 nonostante l’invenzione degli inibitori della proteasi ne sono morte 2,3 milioni…davvero non un gran risultato. In Italia nel 1997 sono morte 11400 donne di tumore al seno, e nel 2007 10900…davvero non un gran progresso.
La scelta è nostra: vogliamo continuare a vivere in un mondo in cui mia moglie, mia sorella o mia figlia debba sempre vivere con la paura di essere attaccata al seno, o magari possiamo mettere in campo, OGNI SFORZO POSSIBILE, per cercare di curare questa malattia, o la povertà a Napoli, o la dispersione scolastica nel sud italia, o l’inquinamento delle falde acquifere di BOlzano, ecc?
Mi chiamo Valerio Melandri e insegno Tecniche di Fundraising all’UNiversità di Bologna, oltre a dirigere l’unico Master in Fundraising esistente in Italia, presso la Facoltà di Economia di Forlì. Noi insegniamo che fare fundraising è: “la gentile arte di insegnare agli altri la gioia di donare”.
Certo nessuno è perfetto, e anche tanti “fundraiser” fanno errori, ma io li definerei più l’esito di una “baldanza ingenua” che di una “perfida operazione di marketing”. Mi piacerebbe parlare con lei. Sono convinto che sarebbe una bella discussione. Posso mandarle in omaggio il mio ultimo libro “Libertà di fundraising”?, se mi manda un indirizzo postale sarei davvero lieto. Grazie!