Il non profit paga un contratto di inserimento che è, mediamente, il 30-40 % più basso rispetto a quello offerto dalle imprese profit. Gli operatori, dunque, si trovano davanti la scelta tra una carriera nell’uno o nell’altro settore, soppesando le aspirazioni personali, il desiderio di aiutare gli altri, ma anche pensando al proprio futuro e alle prospettive che questa scelta implica. Questo il tema dell’articolo di Vita Magazine del 6 settembre.
Se anche molti operatori e addirittura manager del profit sentono il bisogno di impiegare gratuitamente parte del loro tempo in attività di volontariato, occorre fermarsi a fare una riflessione sull’importanza di incentivare il non profit ed incoraggiare i giovani a non abbandonare questo settore. Voi che ne pensate? Ecco il mio articolo su Vita Magazine del 23 settembre.