Una studentessa (e partecipante al Festival) mi chiede un consiglio sul suo futuro professionale e in particolare sul face to face. E voi cosa ne pensate?
Gent.le Prof. Melandri,
sono […], ho partecipato al Festival del Fundraising a maggio. Devo ammettere di essere capitata lì un po’ per caso: sto ultimando il CdLM in Scienze filosofiche, e la Presidente del mio cors, mi ha contattato per offrirmi la partecipazione al Festival, visto che ero risultata prima nella graduatoria di merito per il conferimento di questa opportunità.
L’esperienza fatta a Forlì con voi tutti mi ha sinceramente entusiasmato e ampliato le prospettive, come ho, tra l’altro, comunicato in Consiglio di Dipartimento, attraverso un report dettagliato di feedback sul Festival, incoraggiando la ripetizione dell’iniziativa per i miei colleghi nel futuro, come ottimo esempio di orientamento post lauream.
Trovandomi ormai agli sgoccioli del mio percorso universitario, in un momento particolarmente delicato e pieno di dubbi e paure sul futuro (condizione comune a tutti, ma che si intensifica esponenzialmente per un laureato in filosofia), il Fundraising mi è sembrato una strada percorribile. In attesa di terminare i miei studi, ho pensato fosse una buona idea impiegare le mie vacanze estive per provare a misurarmi sul campo, partendo dal livello base, il Face-to-face. Ho sostenuto dei colloqui con due agenzie ed entrambe hanno accolto positivamente la mia domanda.
Mi trovo adesso a dover scegliere, ed essendo digiuna di conoscenza sul campo, ho pensato di chiedere consiglio a Lei, riguardo la serietà e responsabilità di queste agenzie. So che questa richiesta può sembrare inopportuna, e sarebbe perfettamente legittimo se Lei ignorasse il presente mail, visto anche la grande quantità di lavoro che La impegna aldilà dell’Atlantico al momento. La prego di scusarmi per averLa disturbata, ma la fiducia che mi ha trasmesso Lei in qualità di Presidente, il senso di familiarità respirato al festival e, in definitiva, la serietà e professionalità dell’organizzazione tutta, mi hanno indotto a superare gli indugi e scriverLe.
La ringrazio infinitamente dell’attenzione dedicatami e Le porgo cordiali saluti.
La mia risposta
Cara […],
quando io mi sono laureato ho passato un paio di anni a lavorare come “commerciale”, ovvero venditore alla confcommercio di bologna, vendendo paghe contabilità ai vari negozi e imprenditori.
Penso che non ci sia mezzo migliore per capire il fundraising di iniziare facendo un po’ di “strada” e avere la percezione di quello che la gente dice e vuole quando si propone loro qualcosa…
quindi io direi che per curiosità, per assaggiare, per farsi le ossa, per cominciare a capire cosa vuol dire “fundraising = relazione con le persone” direi che la sua è davvero un’ottima idea.
Non è e non sarà il lavoro della vita (ma il lavoro della vita non c’è più!), non è certamente l’attività che meglio rappresenta il fundraising oggi in Italia, ma mi sembra che sia davvero un primo boccone che io assaggerei.
Poi mi riscrive a fine estate (o dopo qualche settimana se si stanca prima) con le sue impressioni…!
Buon lavoro!