17 Ottobre 2013

Fundraising e Politica

Elezioni a NY. C’è un giorno che si chiama “election day” in cui tutto quello che c’è da votare si vota. Il sindaco? il presidente? il giudice del distretto? Le primarie dei democratici o dei repubblicani? Tutto concentrato una volta l’anno, il secondo martedi di settembre. Perchè martedì? Perchè settembre? Settembre era il mese in cui i contadini erano un po’ più liberi e quindi avevamo piu’ tempo per andare a votare ai seggi elettorali. Di martedi perchè di domenica si andava in chiesa e di lunedi si partivava con il calesse verso i seggi elettorali per votare di martedi e poi tornare a casa.
Quando mi è stato spiegato non ci credevo… ma è proprio così!!

Esco dalla metropolitana, la 96 e mi incontro il candidato BIll De Blasio (italo-americano) che chiacchiera alla ricerca dei voti. Alla mano… e alla ricerca dell’ultimo voto!
Una foto e via! Poi, pensandoci meglio, mi sono detto: ma in Italia si potrebbe fare fundraising per la politica? Ecco le mie risposte… (le domande sono di Raffaele Picilli che sta facendo del lavoro sul tema). Vedremo!

Alla luce della sua consolidata esperienza in materia, cos’è il fundraising per Valerio Melandri?
È una persona che decide di chiedere ad un’altra persona di aiutare altre persone. Nulla di piu’ o di meno di un dialogo fra tre persone che insieme decidono di fare qualcosa che a loro interessa, un fundraiser che chiede a un donatore di aiutare un beneficiario. Cosa c’è di più semplice?

Concorda nell’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti?
La politica, intesa come dice Ratzinger, è “l’arte del compromesso”, è l’arte del riuscire a sintetizzare posizioni diverse, senza che nessuno scappi via… e così è ovviamente costosa. La dittatura (ovvero l’assenza della politica) è molto meno costosa (almeno nel breve periodo), ma la democrazia non esiste senza la politica. Ora per fare politica occorrono risorse che qualcuno deve pur pagare, e sarebbe logico che fosse lo stato ad aiutare i gruppi intermedi che decidono di mettersi insieme per proporre idee e soluzioni per il vivere civile. Ma oggi viviamo (in Italia) una specie di incartamento con il finanziamento pubblico dei partiti che non può essere risolto se non con una drastica misura di annullamente completo del finanziamento. Si tratta di tagliare completamente i ponti con lo stato e poi con calma ricostruirli. Non sono contrario al finanziamento pubblico dei partiti, ma lo sono oggi, e penso che l’azzeramento totale sia un’inevitabile soluzione. Un pò come con un drogato. Occorre tagliare ogni tipo di aiuto economico perché smetta di drogarsi, altrimenti continuerà a farlo. Poi, una volta uscito dal tunnel, va ri-accolto in casa.

Ritiene che oggi i partiti siano in grado di attivare efficaci raccolte di fondi?
Penso proprio che sia possibile, basta cambiare la mentalità e aver voglia di trasformare una modalità di raccolta fondi empirica con una un po’ piu’ scientifica. Ma, io lo ripeto sempre: il fundraising è una scienza semplice.

Perché un cittadino dovrebbe sostenere, con propri fondi, la campagna elettorale di un politico?
Perché crede nel programma, nelle idee, e nel modo in cui intende portarli avanti. Anche in parlamento.

Quali sono, a suo avviso, le caratteristiche che dovrebbe avere un buon fundraiser che lavori in ambito politico?
Le stesse che dovrebbe avere un fundraiser per un’altra buona causa: capacità di parlare, di scrivere, simpatia, buon umore, passione per la buona causa, decisione delle azioni, cura del rapporto con l’altro, volontà di ferro. Mente strategica e non solo operativa. E soprattutto pazienza.

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