Voi sapete la mia passione per l’America, al punto tale che mi piace dire, quasi per gioco “L’Italia è la mia nazione, gli Stati Uniti la mia casa”… e così mi interessa tutto di questo straordinario Paese, con le sue gigantesche contraddizioni (libero e schiavo, povero e ricco, razzista e pro-diritti civili, tollerante e intollerante, e potrei andare avanti per ore…), e così guardando la “straordinaria” (intesa come fuori dall’ordinario) campagna di Donald Trump capisco come ci sia tanto da imparare per un fundraiser.
Ovviamente il mio non è un post “a favore” o “contro” Trump. E’ solo un dato di fatto: qualche mese fa non gli veniva data nessuna possibilità di diventare presidente. Ora ne ha parecchie. Cosa c’e’ da imparare?
1 – Trump parla la stessa lingua delle persone che ascoltano.
Si concentra su uno specifico gruppo di individui, e gli dice cose nel modo che loro possano subito capire. È così focalizzato sul suo pubblico che le persone al di fuori della sua cerchia rimangono esterrefatte da quello che dice: non riescono a capire dove stia il fascino di Trump. Chi prova a parlare a tutti non parla a nessuno.
Questa è una buona strategia fundraising. Dobbiamo conoscere le persone a cui ci rivogliamo. Capire quello a cui tengono. Sapere qual è il loro pensiero e il loro linguaggio. Parlare delle cose a cui tengono, e farlo con parole che possano comprendere.
2 – Trump conosce il POTERE DELL’EMOZIONE.
Non sta a perdere troppo tempo dietro a complicati “casi” razionali.
Anche questa è una buona pratica di fundraising. Le persone donano col CUORE, non col CERVELLO.
3 – Trump ha compreso l’importanza di un buon NEMICO.
La prospettiva di sconfiggere un nemico incita all’azione le persone in maniera molto più efficace rispetto al mantenere le cose come stanno. Si dice che “La paura fa 90”! E anche questo è un ottimo consiglio da tenere a mente per fare raccolta fondi. Diamo ai nostri donatori un problema da risolvere, un ostacolo da abbattere, non programmi di successo da sostenere!
4 – Trump non ha interesse a cosa dice la gente di lui.
Trump viene criticato aspramente. Queste critiche non lo portano a cambiare di una virgola il suo atteggiamento.
Il fundraising di successo genera lamentele. Il bravo fundraiser è molto più interessato ai RISULTATI di una campagna rispetto a quello che la gente pensa di lui.
Oh attenzione: Donald Trump è uno spaccone.
E dice anche qualche bugia (ma vorrei sapere chi è il politico che nel corso di una conversazione di 10 minuti non dice almeno 3 balle). E ovviamente mentire per un un fundraiser non è bello. Quindi non bisogna copiarlo in tutto!
Non dobbiamo mentire. Non conviene.
Ma comunque fra una Hillary Clinton, un po’ vecchina e stantia – ma come si fa a fare la first lady per 8 anni e poi candidarsi presidente? come se la presidenza fosse per eredità e non per elezione – e un Donald Trump, verista e sbruffone, sarà interessante (e anche un po’ triste) andare a vedere come va a finire!