Ho perso il conto delle conferenze a cui ho partecipato in cui il relatore esordisce con la mitica frase
“Le ricerche dimostrano che i donatori vogliono solo tre cose…”:
- dare ai donatori la possibilità di scegliere per quale progetto donare;
- ringraziarli in maniera appropriata;
- trattarli sempre con gentilezza e professionalità.
Il problema è che le ricerche, di solito, si limitano a chiedere ai donatori:
“Che cosa vorreste dall’organizzazione nonprofit?”. E ciò è profondamente sbagliato.
Se uno pensa di aver trovato la risposta giusta nel rapporto con i propri donatori semplicemente chiedendo loro “Che cosa volete?”, vuole dire che non
ha la più pallida idea di cosa sia un essere umano!
È come se una persona prima di sposarsi facesse un questionario alla propria fidanzata del tipo “Cara, che cosa vuoi che io faccia?”, e si comportasse sulla base delle risposte ottenute. Non funziona!
La possibilità di scegliere per cosa donare, o i giusti ringraziamenti, e la gentilezza sono comportamenti importanti.
Ma lo sono perché il donatore se li aspetta e per lui/lei sono scontati.
Ma non raccontano cosa vuole veramente!
Cerco di spiegarmi.
Provate a pensare a quello che succede nei rapporti affettivi. Di solito capisco cosa vorrei dal mio partner solo quando NON ottengo ciò che voglio! Faccio un esempio. Capisco che voglio “fedeltà” solo quando mi viene a mancare!
Capisco che vorrei “fiducia” solo quando mi accorgo di non averla. Ma quando me ne rendo conto, ormai è già tardi.
E anche per i donatori è la stessa cosa. Capiscono cosa vogliono solo quando non lo ottengono e spesso per le organizzazioni nonprofit è già tardi.
Di conseguenza, NON si può fare affidamento sulle risposte che si ottengono quando si domanda a un donatore cosa veramente desidera. Semplicemente perché non lo sa!
Quello che desidera veramente lo scopre solo quando NON lo ottiene…!
Quindi non si tratta di proporre dei servizi nuovi, o inutili questionari di soddisfazione, o aumentare la massa delle interazioni con il donatore per saperne di più.
Non basta e non serve (specie quando si è un po’ in crisi) stare semplicemente insieme, occorre prendersi cura dell’altro.
Se inizieremo a prenderci cura del donatore, così come ci prendiamo cura di coloro a cui vogliamo bene, scopriremo un modo semplice e vero per
ampliare il nostro fundraising e soprattutto renderemo il mondo un posto ancora più bello!
A domani, al Fundraising Day.
VM