Faccio un esempio, per far capire perché il 90% delle azioni di fundraising sono soldi spesi male.
Supponiamo che siate un’organizzazione nonprofit che magari è anche riuscita a differenziarsi o specializzarsi (per esempio, mi occupo di immigrati dalla Siria infuocata dalla guerra).
Va da sé che se fai UN SINGOLO ED UNICO annuncio su un giornale, o una singola e unica lettera, dove dici il nome della tua nonprofit, quali sono i motivi per cui bisogna aiutarti e scrivere il numero di telefono per chiamarti… o il numero di conto corrente dove versare il contributo… probabilmente risponderanno all’annuncio o alla lettera – se risponderanno – soltanto una minuscola fettina di persone che sentono urgente (perché lo hanno capito da altre fonti, come il giornale o la televisione, e non da te) il problema che presenti .
Tutti gli altri lo ignorano.
Ma non proprio tutti. Alcuni sarebbero anche interessati… solo che “dai adesso devo pagare la rata del mutuo, magari fra dieci giorni faccio una donazione”. E tempo che gli hai detto che esisti, la gente ha già fatto un paio di click sul proprio desktop mentale e ha cestinato la cartella col tuo file, ha svuotato il cestino.
Altri magari non vogliono neanche pensarci alla donazione perché dicono “Beh questa cosa bisognerebbe proprio aiutarla, ma come faccio che ho appena donato per quest’altra causa, non posso mica donare a tutti…dai a questi donerò il prossimo anno e poi vediamo”
Ora, ci sta che magari se l’appuntano da qualche parte il tuo nome e un tuo recapito, per carità. Ma le probabilità sono parecchio a favore dell’opzione numero due.
Ma non è finita qui. Il peggio deve venire. Eh sì, perché ci sta anche che tu abbia stuzzicato l’idea della donazione, ma dopo un anno, tra tutti gli impegni e le preoccupazioni, si è scordata di te.
Quindi alla prossima richiesta di donazioni, donerà per una nonprofit che NON è la tua. E la chiamerà perché tu gli hai detto “Ehi, guarda che è importante donare, perché la gente soffre e bisogna aiutarla. Capito?”. In questi casi non posso far altro che darti la mano e farti le congratulazioni: hai speso soldi in pubblicità per “fare crescere la cultura della donazione” (e comunque è ampiamente dimostrato che nei paesi in cui si chiede molto si raccoglie molto, e quindi anche le richieste andate a vuoto hanno un effetto indiretto sulle tue richieste).
Qual è il problema quindi? Che un annuncio come questo, come dicevamo prima, presuppone che il destinatario sia già pronto a donare. Che sappia già cosa è l’emergenza in Siria, che sia già sufficientemente interessato, che abbia una qualche disponibilità economica “mentale” (ovviamente solo mentale, perché in realtà chi è che non ha 10 euro da donare? TUTTI o almeno il 95% di noi)
Quindi con un’ “azione di marketing” come questa, ti mangi da solo una bella porzione di donatori per il semplice fatto che chi è interessato, MA non è pronto a rispondere al tuo messaggio di marketing, non diventerà MAI tuo donatore.
Lo sarebbero stati tra 1 mese. 3 mesi. 7 mesi e mezzo, magari.
E da qui arriviamo alla risposta alla domanda che ci siamo fatti all’inizio: che cosa vuole dire veramente trovare nuovi donatori?
È proprio catturare questo gruppo di persone, quelli che NON sono pronti oggi a donare a te, ma che ti hanno visto e notato in mezzo agli altri e potrebbero essere dei donatori in futuro, quando saranno abbastanza “maturi” e pronti a donare.
Perché non ho detto “… pronti a donare a te?”.
Perché è necessario sapere come rimanere nella loro mente durante questo periodo di transizione.
Questo vuol dire fundraising “rimanere nella loro mente durante questo periodo di transizione”… questo e altro te lo spiegherò nei prossimi webinar!
Sono 3 e sono GRATUITI, ecco le date:
► 16 marzo – Database per startup di fundraising
► 22 marzo – Corporate fundraising
► 29 marzo – Digital fundraising
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Ci divertiremo!