Interessantissimo e da copiare. È da un po’ che ve ne volevo parlare.
Ho seguito l’esperimento di fundraising innovativo di Francesco Costa, vicedirettore del quotidiano on line Il Post, uno dei quotidiani on line più diffusi in Italia – e uno dei pochi in attivo senza il paywall, cioè il limite degli articoli letti – con i suoi 6 milioni di visitatori unici mensili.
Costa ha fatto una specie di spin-off del giornale dedicato agli Usa. Questo per due anni, da giugno 2015 fino al 31/12/2017.
Un blog che ha chiamato “Da Costa a Costa”, riprendendo simpaticamente il suo cognome e lo slang americano che indica il viaggio-sogno che ogni americano (e non solo) dall’adolescenza in poi vorrebbe fare: dalla costa atlantica a quella pacifica: “Coast to Coast” appunto.
Vi racconto del suo esperimento.
Francesco Costa è appassionato di cose americane e vuole narrare di persona, e non in modo banale, le vicende americane.
Ma non ha budget per andare negli Usa e toccare con mano, il suo giornale poi non passa i rimborsi….
E allora cosa si inventa? Una raccolta fondi libera per sostenere il suo progetto editoriale! Fundraising.
In pratica dice: “Io prometto di darvi 1 podcast ogni 15 giorni, e un post a settimana in cui vi spiego la situazione americana. Per fare questo farò due o forse tre viaggi negli Usa, in modo che io raccolga di persona le informazioni.” e continua “Questo progetto è gratuito per tutti, ma chiedo a iscritti, ascoltatori e lettori di valutare la possibilità di fare una donazione economica – una volta al mese oppure una tantum – per finanziarne le spese e pagare il mio lavoro. Suggerisco di dare due euro al mese (o 24 euro per tutto l’anno), ma lascio tutti liberi di donare una cifra a loro scelta”.
Figo!
“Io ti offro un servizio, gratis, e se vuoi – liberamente – lo paghi, altrimenti è comunque gratis“. Ti chiedo, possibilmente, una donazione regolare (solo 2 euro al mese). In cambio ti prometto il mio lavoro. E poi massima trasparenza nell’uso dei soldi. Ed effettivamente è stato così: come li ha spesi? Tutto scritto e tracciato: abbonamento ai giornali americani, mailchimp, soldi spesi per produrre i podcast, alberghi – non lussuosi, ma nemmeno schifezze – biglietti aerei, affitto auto, ecc.
I numeri:
11.000 lettori, circa 1.500 persone hanno donato qualcosa, complessivamente 33.353 euro, con quasi 502 donatori regolari (oltre 10.000 proveniente da questa forma).
Tutto questo sommato agli sponsor (circa 10.000) fanno circa 45.000 di raccolta in un anno. Non male!
Al netto delle spese sostenute, Francesco Costa si è portato a casa circa 750 euro al mese. In più ha fatto quello che gli piaceva, lo ha fatto bene, e in più ha ottenuto un mini-stipendio per continuare a fare quello che stava facendo. Ha chiesto SOLO donazioni, nessuna tariffa, nessun abbonamento. Nulla di nulla, solo reciprocità!
Sottolinea Francesco Costa: “Le persone hanno pagato perché questo progetto esistesse e potesse arricchirsi di contenuti e di storie, e lo hanno fatto nonostante potessero tranquillamente usufruirne gratis: non hanno ricevuto niente in cambio dei soldi che hanno versato, nessun regalo. Lo hanno fatto perché si sentivano parte di questa comunità, lo hanno fatto per generosità, per passione verso il giornalismo, forse anche per affetto nei confronti di Francesco Costa, di sicuro perché sono curiose del mondo.”
Semplice no?
Semplice e replicabile, specie nel mondo nonprofit. E poi evviva il fundraising innovativo! Ne abbiamo bisogno.
Gli elementi per partire sono semplici: avere qualcosa da dire di valore, la passione per quello che si fa, l’energia e la voglia di provare a confrontarsi con una “comunità” di persone.
Bellissimo! Bravo Costa, devi venire a parlarne al Festival del Fundraising, c’è da imparare!
VM
PS.
Vi consiglio anche il suo articolo completo, in cui racconta e fa i conti in tasca all’ultimo anno del progetto “Da Costa a Costa”