8 Ottobre 2018

Perchè falliscono i piani di fundraising

piano di fundraising

Tante volte quando entro in un’organizzazione nonprofit mi viene chiesto di realizzare un piano di fundraising che soddisfi più obiettivi contemporaneamente:

    • raccogliere donazioni sufficienti a garantire una certa stabilità all’organizzazione;
    • continuare ad aumentare e far crescere il, fundraising;
    • costruire una buona reputazione della organizzazione nonprofit;
    • attirare il più possibile volontari, soci e altri soggetti attivi;
    • spendere il meno possibile per l’attività di fundraising e incassare più donazioni.

Di fronte a queste richieste, io dico sempre: Magari! Mi piacerebbe essere un consulente con la bacchetta magica e riuscire a fare tutto questo in una volta sola. Sarebbe bello, no?

La realtà non è così…

Un piano di fundraising reale e concretamente realizzabile, purtroppo, non può raggiungere tutti questi obiettivi nella stessa misura.
Questi obiettivi, in un certo senso, si escludono a vicenda. Quando un’organizzazione nonprofit sceglie una direzione, una tattica, una strategia di fundraising, sta per forza di cose escludendo (almeno parzialmente) le altre.
È come quando si va in un negozio a comprare un abito costoso.
Ci piacerebbe comprarli tutti, ma dobbiamo per forza fare una scelta. Soffriamo all’idea che non possiamo comprarli tutti, ma occorre fare una scelta. O blu o nero o rosso.
E una volta scelto, per un po’ lo dobbiamo portare… altrimenti abbiamo solo buttato via dei soldi!

Gli errori che si fanno con il piano di fundraising

Questo è quello che capita in moltissime organizzazioni nonprofit che sono alle prime armi con un piano di fundraising ben fatto.
Melandri: “Ma avete mai fatto del mailing cartaceo per chiedere soldi?
La risposta è quasi sempre la stessa: “Sì l’abbiamo fatto, ma non funziona!”
Melandri incalza: “Sì ma quanto ne avete fatto e come l’avete fatto?
La risposta è quasi sempre la stessa: “Beh, abbiamo spedito un migliaio di lettere a Natale di due anni fa a un indirizzario che avevamo su un foglio excel da qualche parte… ma quasi nessuno ha risposto!
“E ci credo!”, dico io!

Cosa significa fare una scelta di crescita

Se decidi di fare una scelta di crescita (e un piano mailing è sicuramente una scelta di crescita) va fatto bene e con tutti crismi. Tanto per capirci: fare 1 (una) spedizione non ha senso!
E poi a un indirizzario non ben selezionato: non può funzionare. O ne fai almeno 4, continuative, ripetitive e costanti oppure è ovvio che i risultati non arrivano.

Ma quando vostro figlio vi chiede di comprare l’ultima versione del gioco per la PlayStation, ve lo chiede una volta sola?
Oppure lo chiede 2-3-4, enne-volte, fino a che voi decidete di soddisfarlo? E se aspettate 2-3-4 richieste prima di soddisfare vostro figlio (a cui volete bene e a cui siete legati), come potete pensare che un donatore doni subito e senza indugio la prima volta che glielo chiedete?
Pensate anche all’ultima volta che vi siete messi a dieta: se decidete di seguire la “dieta dissociata”, non si può dopo due giorni iniziare la “dieta Dukan”, e dopo una paio di giorni ancora passare alla “Dieta del gruppo sanguigno”, o a quella “Senza il glutine”, e magari fare il fine settimana diventare “Vegano”.

Una strategia di fundraising va applicata almeno 1-2 anni

Se si vuole che abbia effetto, qualunque strategia di fundraising deve essere applicata costantemente per almeno 1-2 anni, altrimenti non se ne vedranno mai gli effetti fino in fondo.
La scelta di una strategia dipende da molti fattori tra cui l’esperienza, la reputazione, i risultati, le risorse economiche che ha a disposizione, a quale fase della propria vita si trova (ad esempio start up o maturità?), le competenze e la motivazione delle sue risorse umane e, soprattutto, la sua mission.

L’idea del Master: aiutare a fare delle scelte

Quando ho pensato per la prima volta al Master in Fundraising in fondo ho pensato innanzitutto a questo: aiutare le organizzazioni nonprofit a fare delle scelte, a vedere, nella miriade di scelte che si possono fare, quale metodologia di raccolta fondi è la migliore. Ecco perché il programma è così pieno e cosi ricco. Per dare a tutti la possibilità di fare un percorso di formazione di alta qualità, pur essendo “nel nonprofit”. E il nonprofit ha sempre più bisogno di persone formate e competenti.
Parlerò di questo e di come si inserisce la figura del Fundraiser all’interno delle organizzazioni, durante l’Open Day del Master. Venerdì 12 ottobre, a Forlì.
Un’ora e passa di lezione-incontro aperta a tutti. Vi aspetto per continuare a parlarne…

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