Riprendo e aggiorno un articolo letto su un magazine americano qualche tempo fa sull’amore per il fundraising. Il fundraising, certo, è una professione da amare, ma com’è possibile che esistano team di fundraiser a cui non piace il fundraising?!
Perché non lo ami?
Ecco alcune delle riflessioni che ho trovato nell’articolo e che voglio tornare a condividere qui:
- Il fundraising è innanzitutto emozione, non solo intelletto. Non permette solo di mostrare quanto intelligente sei e quanto hai studiato, ma ti permette di mostrare se hai il “bernoccolo dell’umano” o sei solo un mestierante…
- Può diventare semplicistico e ripetitivo, se non lo ami (a volte, addirittura cinico).
- E’ una professione dove si deve ammettere che da soli non ce la si fa, servono i donatori. Per alcuni è difficile, al punto che ci si limita a fare il pre-fundraising (ne parleremo…)
- Se non ti piacciono le pubbliche relazioni, forse non è la professione adatta a te. Capita che i donatori chiamino per lamentarsi, oppure semplicemente per chiedere informazioni. Ci vuole una predisposizione per le relazioni…
Questi i lati più difficili della professione del fundraiser, ecco i positivi.
Perché lo ami?
- Ai donatori piace donare: le ricerche dicono che donare stimola le stesse aree del cervello legate allo spendere, al sesso, all’uso di droghe…
- Donare aiuta a connettersi con altre persone. Nokia? Connecting people? L’idea è la stessa!
- Donare stimola di valori importanti e la conoscenza di realtà diverse.
- Donare rende felici. Le ricerche dicono che chi dona è il 43% delle volte più felice di chi non dona!
- Donare migliora la salute. I donatori dicono di essere in salute il 25% delle volte in più dei non donatori!
- Donare migliora la società. Un dollaro donato alle organizzazioni non profit stimola $19 dollari di movimento nell’economia (l’esempio è preso dagli USA, sarebbe davvero interessante averlo anche in Italia!)
Tre consigli per appassionarsi alla professione…
E fare sempre meglio il tuo lavoro.
- Conoscere i donatori!
Quando scrivi la tua lettera di raccolta fondi: a chi pensi? Devi sempre pensare ad un tuo donatore!
Ad esempio, io le mie lettere le faccio sempre leggere a mia moglie e a mia madre… se loro mi dicono che non funziona, molto probabilmente non funziona… ahimè! - Leggi quello che i donatori leggono!
Non solo dunque le riviste del settore ma anche i quotidiani e i magazine che i donatori leggono (io ad esempio leggo abbastanza regolarmente Vanity Fair, Gente, Donna Moderna, Casa Facile, Tempi, Il Timone, Studi Cattolici, Tracce, Focus, oltre – naturalmente – al mensile “bibbia” delle biciclette, ovvero MBA-Mountain Bike Action…) - Dona!
Dona alla tua organizzazione non profit, ad un’altra organizzazione. Dona via posta, dona online, dona anche a chi non conosci, dona di persona, dona con un assegno in mano al parroco, dona senza che ci sia una richiesta espressa. Studia le reazioni e le emozioni che ti crea. In questo modo farai la stessa esperienza che fa il donatore!
E tu, che leggi questo blog, perchè ami il fundraising?