Una sempre attuale ricerca, svolta su donatori americani, fa riflettere su quelle che sono le tecniche di marketing per il fundraising adottate dalle organizzazioni nonprofit. Dalla ricerca infatti risulta una forte preoccupazione dei donatori per le tecniche di marketing troppo aggressive: particolare attenzione invece viene rivolta dai donatori verso quelle piccole organizzazioni nonprofit locali che hanno come fulcro della loro attività benefica l’uomo.
La decisione di donare viene presa in base ad esperienze e vissuti personali ed alle emozioni suscitate: quasi nessun donatore intervistato ha fatto la sua scelta in base all’analisi dei Form 990 (una sorta di bilancio pubblico comune per tutte le organizzazioni nonprofit statunitensi, per curiosità guardate i siti www.guidestar.org, www.charitynavigator.org). Inoltre i donatori hanno buona memoria degli scandali che hanno coinvolto alcune grandi organizzazioni nonprofit e non gradiscono sollecitazioni inviate con troppa insistenza o non richieste, sollecitazioni telefonica e brochure troppo “patinate”.
Non gradiscono troppo il modello delle organizzazioni nonprofit troppo business oriented: anzi molti donatori preferiscono comportamenti, come quello della ong Doctor Without Borders che, durante le raccolte fondi per lo Tsunami, annunciò di aver raggiunto il livello di donazioni necessario per svolgere il proprio compito e non raccolse più fondi per quella specifica causa.
Chissà se il futuro è delle piccole o delle grandi organizzazioni nonprofit?