La pratica della raccolta fondi, pur facendo ormai parte integrante della cultura, e della necessità di molte organizzazioni non profit, non è ancora sufficientemente compresa. Spesso è mal rappresentata e troppo spesso vista con sospetto ed apprensione dai responsabili delle organizzazioni non profit, specialmente dai consiglieri di amministrazione. E così il fundraiser, troppo spesso, si sente un eroe solitario.
Cosa può capitare in una nonprofit
Immaginiamo la scena. Cosa succede in una organizzazione nonprofit poco dopo aver firmato la consulenza con un fundraiser per un importo ritenuto capiente.
Nel presentarlo ai consiglieri, il presidente (o il direttore), che lo ha assunto, descrive la soddisfazione di essere riuscito a far capire al consiglio di amministrazione quanto fosse essenziale assumere un fundraiser di professione. In conclusione del suo discorso, il presidente si dice orgoglioso dei progressi fatti dall’organizzazione nonprofit ed entusiasta per le prospettive future. Infine sospira sollevato dicendo che finalmente le responsabilità del fundraising sono affidate ad un abile professionista, e ora ci si potrà occupare di altre priorità: insomma, il fundraising viene depennato dall’ordine del giorno del consiglio di amministrazione.
Il nuovo fundraiser, pieno di entusiasmo e di speranze, inizialmente è lusingato di poter cimentarsi con questa nuova opportunità di carriera e felice di essere stato scelto da un consiglio di amministrazione seriamente interessato a raccogliere fondi e sostegno. Mentre ascolta la prolusione del presidente nota però il sospiro di sollievo del presidente nel dire “Diamo il benvenuto al nostro fundraiser e torniamo finalmente alle altre priorità… il consiglio di amministrazione ha fatto la sua parte: ora possiamo guardare al futuro, in attesa dei buoni frutti che il fundraising ci apporterà”.
Il fundraiser ringrazia per il cordiale benvenuto, ma le sue speranze e il suo entusiasmo cominciano già a smorzarsi.
Il fundraising non è solo raccolta fondi
Questa scena, non è la prima volta che mi capita di vedere, illustra il dilemma che accade in una organizzazione nonprofit. Da un lato, l’organo direttivo, composto di persone responsabili e coscienziose, dedite al perseguimento di una mission importante. Ma dall’altro lato, lo stesso consiglio di amministrazione interpreta la natura e il processo di fundraising in modo distorto.
Il concetto di “fundraising” viene infatti inteso nel suo significato più limitato, quello di semplice raccolta fondi, presupponendo che il processo consista unicamente nel chiedere donazioni a conoscenti e ad estranei.
Questa interpretazione è errata per certi versi, perché all’interno del fundraising ricade una miriade di attività volte alla promozione, allo sviluppo e al progresso dell’organizzazione non profit.
Benché la raccolta fondi sia un elemento significativo, un fundraising di successo non si esaurisce qui: deve anche promuovere i punti di forza e il carattere dell’organizzazione non profit. Garantendo il miglioramento delle sue capacità di mantenere e sviluppare i mezzi per raggiungere gli obiettivi previsti dalla mission, che ricadono sotto la responsabilità del consiglio di amministrazione.
Il fundraising garantisce il futuro all’organizzazione nonprofit
Il fundraising è un processo complesso che può dare adito ad una gamma assai diversificata di risultati. Oltre a consentire di raccogliere risorse essenziali e a dare all’organizzazione non profit maggiori capacità per ampliare le attività collegate alla mission, il fundraising garantisce un futuro all’organizzazione nonprofit: raccogliendo donazioni in beni mobili ed immobili, un buon fundraiser determina anche un aumento dei costituenti, e in prima fila vi è sempre un consiglio di amministrazione partecipe, che si impegna al massimo delle sue capacità ed è felice di contribuire ad portare diretti ed indiretti all’organizzazione nonprofit.
Tornando all’esempio con cui ho aperto queste riflessioni, il nuovo fundraiser prenderà in esame una serie di strategie per fare presa sui consiglieri di amministrazione, modificando la loro visione del fundraising. Il fundraiser è infatti deciso a intraprendere un’azione per trasformare il consiglio di amministrazione, i suoi membri, il personale e i costituenti in un vero e proprio team per lo sviluppo, per il progresso e per la promozione della mission dell’organizzazione non profit.
Benché gli siano state comunicate precise somme da raccogliere, il fundraiser fa della sensibilizzazione e dell’impegno del consiglio di amministrazione la sua principale priorità, consapevole del fatto che la collaborazione dell’organo direttivo rappresenta il mezzo per raggiungere gli obiettivi del fundraising.
Il fundraiser eroe solitario non funziona, non ha mai funzionato e mai funzionerà.