[Per il fundraiser]
Il fundraiser è il servitore del nonprofit.
Il fundraiser è un servo che ha un compito ben preciso, far parlare le buone cause.
E anche se il compito del fundraiser a volte è ripetitivo, stancante, noioso, scocciatore, non alla ribalta, umile, ignorato… devi sempre tenere a mente il suo scopo: essere al servizio del nonprofit.
[Per il Presidente]
Se da una parte il fundraiser deve conquistare consapevolezza circa il suo ruolo, dall’altra deve avere la possibilità di generare utilità e sperimentare il fundraising.
Perchè – come dice la fiaba – circa il servitore condannato all’inattività da decenni: “Saltano i nervi, anche al servo, se non serve” .
Il fundraiser non è felice se non riesce a fare niente. Non è contento di stare da mattina a sera senza più “servire”. Un servo, se non serve, impazzisce. L’ideale nel lavoro non è fare nulla, ma fare il proprio compito, anche se si tratta di fare un compito umile.
Lavorare è un bisogno
È autorealizzazione. Come diceva Zamagni: lavorare è un bisogno fondamentale dell’uomo, prima ancora che un diritto.
Se pensiamo che sia solo un diritto (o un dovere) nessuno metterà passione in quello che sta facendo.
Nessuno si sentirà realizzato se non è libero di fare ciò che veramente vuole.
È antropologicamente impossibile. Mentre se riusciamo a comprendere che il lavoro fa parte dei bisogni fondamentali di auto-realizzazione dell’essere umano, allora verrà fatto con passione.
Ed è così che si scoprono nuove strade e si intrecciano nuove possibilità di crescita anche per la nonprofit. I benefici sono di tutti!