Sono a letto infortunato. Mi sono fatto male facendo sport.
So di non aver mai avuto un talento speciale per lo sport (so bene di non essere Ibrahimovic! Mi sento molto più un Inzaghi che non aveva mezzi, era anche abbastanza scarso, ma ha avuto una carriera favolosa, perché non mollava mai!)
Quando sono infortunato – perche non è la prima volta – mi sento più… vecchio. Ed è in questi momenti, più che mai, che mi sento in grado di tornare all’inizio del mio percorso lavorativo, e riflettere su questa cosa: cosa consiglieresti al Valerio più giovane, Fundraiser alle prime armi?
La prima riflessione che mi è venuta in mente è:
“Attenzione al processo di approvazione. Risolvi subito questo problema… o sei rovinato!”
La regola che mi darei è questa: “devo rifiutarmi di accettare lavori in cui l’organizzazione nonprofit vuole fare direct-mail, ma mi obbliga a cambiare le parole che ho scritto”.
No!! Non si cambia nemmeno una sola parola! Se la lettera (o l’email) la faccio io: funziona. Lo so. Ma se la correggono loro – che magari non hanno mai fatto davvero fundraising – poi smette di funzionare.
Ė chiaro che anche loro sanno scrivere, magari meglio di me, ma il mio obiettivo è chiaro ed sempre lo stesso: raccogliere più soldi possibile per l’organizzazione per cui lavoro, usando tutto quello che so.
Ecco perché il consiglio che darei al me più giovane è questo: non puoi preoccuparti dell’approvazione del Board, del Presidente, dei Consiglieri… e ottenere anche risultati.
Troppi compromessi!
Le organizzazioni nonprofit sono timide per natura.
“Noi non parliamo così!”
“Non vogliamo dare del TU nelle lettere”
Hanno paura della valutazione di chi li leggerà, paura di offendere, paura delle critiche e di essere giudicati.
Il mondo nonprofit è ancora troppo dominato dalla paura (spesso di chi sta a capo dell’organizzazione).
E da pessimi processi di approvazione.
Ecco perchè solo una persona dovrebbe avere voce in capitolo sulle comunicazioni dei donatori in uscita… ed è il capo della raccolta fondi.
Voglio esagerare? Penso che se il capo del fundraising avesse sempre l’ultima parola, LA RACCOLTA FONDI RADDOPPIEREBBE IN 3 ANNI!