Con pazienza, i tempi della libertà di ciascuno
Sono nelle Dolomiti in bici: dormiamo nei rifugi, tutto l’essenziale caricato in due tasche, e un po’ di fundraising nella testa.
E’ un giro per godermi le albe, i tramonti, i bellissimi percorsi, la montagna, la fatica delle salite e la gioia delle discese. Ma anche per commuovermi un po’ di fronte agli spettacoli che incontrerò.
Non sono qui per “fare un lavoro”, ma sono “a lavorare”, perché si lavora sempre, così prendo il momento anche per pensare a quello che è il mio lavoro da 25 anni a questa parte. Con gli altri dello staff del Festival del Fundraising l’abbiamo chiamato, un po’ per scherzo, un po’ no, FUNDRAISING ON THE ROAD.
È una prova libera, sono qui e non mi aspetto nulla, ci vuole pazienza, ma so che questa cosa mi darà qualcosa, e sono grato di questa possibilità perché da qualche parte mi porterà.
Partiti alle 6.30, abbiamo ancora 8-9 ore davanti a noi, ma in un qualche modo desidero già la meta. Così penso a quanta PAZIENZA ci vuole.
In bici, come nel fundraising. Aspettare, seminare, coltivare, goccia dopo goccia, e poi – sì – raggiungere la meta.
Confermo e riconfermo, oggi ancor più di ieri la frase che ho scelto per l’apertura del mio Manuale di Fundraising:
Ai miei compagni di mountain bike,
che hanno la pazienza di aspettarmi,
specialmente quando le strade si inerpicano.Perché in fondo cosa vuole dire fare fundraising,
se non aspettare, con pazienza, i tempi della libertà di ciascuno?