Leggo su Buone Notizie, l’inserto del martedì del Corriere della Sera, che Flavia, una mamma di 46 anni in casa con i figli cucina per i senza tetto di Napoli.
“Ho un cane – racconta la donna – ed ero uscita per portarlo a spasso come faccio sempre e anche in questo periodo. Ho incontrato i clochard che solitamente vivono in zona, io abito a Montesanto a Napoli, e per la prima volta mi hanno chiesto cibo e non soldi. Sono rimasta molto colpita dalla loro richiesta, mi hanno detto che avevano fame”
Flavia non si è fatta pregare e così è andata subito al negozio di alimentari di fiducia, ha preso pasta, pomodoro, vaschette in alluminio, che i titolari della salumeria le hanno regalato dopo aver saputo il motivo di quella spesa, e ha preparato 12 pasti, a casa, con l’aiuto delle sue bambine. «Quando ho detto loro che avremmo cucinato per chi vive per strada e non ha una casa, sono state felicissime. Si sono subito date da fare. Sono abituate alla collaborazione dalle esperienze del campeggio. Hanno messo le porzioni nelle vaschette e hanno disegnato dei sorrisi su ogni pacchetto da consegnare. Si sono divertite a fare qualcosa per gli altri, qualcosa di diverso».
Quella di Flavia è stata un’azione contagiosa, tanto che anche altre persone hanno iniziato a preparare cibo in casa per distribuirlo ai clochard.
Tanto ci sarebbe da dire sulle azioni contagiose, ma se penso a me, il motivo principale per cui mi sento contagiato da qualcosa, è quando mi nasce il desiderio di APPARTENERE a qualcosa.
Quando vedo qualcosa di bello, e azioni come questa lo sono di certo, io ne voglio far parte!
E sono convinto che ognuno di noi, naturalmente, cerca il “bello”, il “giusto”, il “vero”.
Siamo tutti in grado di riconoscere ciò che ci corrisponde, senza se e senza ma.
Non è difficile!