Digital Fundraising: il modo per stare vicino ai tuoi donatori anche in epoca Covid-19
Nell’anno passato, sembra che la parola chiave per chi fa raccolta fondi sia: digitale! Ed è proprio così! Il Digital Fundraising diventa sempre più decisivo ed importante per chiunque faccia fundraising e il motivo è semplice.
Ti permette di raccogliere fondi in maniera più veloce e di raggiungere un pubblico più vasto ed eterogeneo di donatori (o potenziale tali). Il Digital Fundraising è il futuro della raccolta fondi! Se non ci credi, ascolta l’esperienza di Beatrice e Mattia, Alumni del Master in Fundraising di Forlì!
Beatrice Neri, Senior Individual Acquisition Officer at Christian Aid, Master in Fundraising di Forlì 2012
Beatrice si occupa di raccolta fondi dal 2011. La sua prima esperienza è stata con una piccola organizzazione italiana con progetti in Etiopia. Dopo una breve esperienza in Australia, ha lavorato a Roma e poi al World Food Programme Italia e da lì il trasferimento a Londra e il passaggio ad una dimensione più internazionale.
Dare alla gente l’opportunità di donare e contribuire a cambiare le condizioni di chi necessita supporto è la motivazione che spinge Beatrice a lavorare con passione nella costante ricerca di nuovi canali e metodi per fare raccolta fondi in modo efficace.
Beatrice, ci qual’è la principale differenza tra fare il fundraiser in Italia e farlo in Inghilterra?
Secondo me la differenza principale è che a differenza dell’Italia, in Inghilterra il lavoro del fundraiser è molto valorizzato.È una professione riconosciuta a tutti gli effetti. Quando qualcuno ti chiede di cosa ti occupi, non c’è bisogno di spiegarlo in tante parole, perché le persone, sin dalla tenera età, sanno cos’è il fundraising e cosa significa fare raccolta fondi.
Non è sempre così in Italia, dove ancora molto spesso, il ruolo del fundraiser non è chiaro a tutti e richiede spiegazioni, sopratutto a chi non è del settore.
Ci racconti una campagna di successo che hai realizzato in Christian Aid?
L’anno scorso, a dicembre, con la mia squadra abbiamo lanciato la prima Value Exchange Lead Generation Campaign di Christian Aid con la promozione di un libro di preghiere per bambini che conteneva illustrazioni per i bambini da colorare e attività da fare insieme alla famiglia. L’idea è nata con l’intenzione di promuovere un prodotto che potesse interessare il nostro target audience di persone oltre i 60anni con un background cristiano e portare così le famiglie a passare del tempo insieme in un periodo molto difficile.
Il libro è diventato occasione di regalo per i nipoti da parte dei nonni, o per i figli da parte dei genitori…ma è anche diventato uno strumento utilizzato dalle scuole religiose o dalle catechiste per insegnare i bambini a pregare.
Nello specifico, alla persona interessata veniva richiesto nome, cognome e numero di telefono, poi i nostri telemarketing fundraiser la contattavano e organizzavano la spedizione gratuitamente. È stato un grande successo infatti è una campagna tuttora attiva.
Se ti chiedessi invece una campagna fatta da un’altra organizzazione che quando l’hai vista ti ha fatto pensare: Come ho fatto a non pensarci prima!!
In questo caso mio piacerebbe parlare della campagna Light a candle di Cafod – Catholic Agency For Overseas Development. In un momento in cui le persone erano impossibilitate a raccogliersi in Chiesa o, in qualsiasi altro luogo di culto, Cafod ha trasformato in digitale la possibilità di accendere una candela e dedicare una preghiera per una persona cara. Per accendere la candela veniva chiesta una piccola donazione libera e si poteva anche scrivere un pensiero dedicato alla persona a cui si rivolgeva la preghiera.
Sarebbe stata perfetta per il nostro target audience che è prevalentemente cristiano e a mio parere, è stata un’idea geniale!
Beatrice, cosa vorresti cambiare nel tuo lavoro?
Una cosa che ho imparato ad accettare sono i fallimenti ma non riesco ad accettare la lentezza nel processo decisionale mentre è essenziale decidere velocemente, soprattutto nel digital fundraising.
Mattia Magra, Responsabile Fundraising e Comunicazione Promozionale di L.V.I.A. Ong, Master in Fundraising di Forlì 2014
Mattia nasce storico, ma ama imparare cose nuove. Si occupa di Fundraising e Comunicazione per il Terzo Settore e ogni tanto, scrittore. Crede nella curiosità e nella formazione. Ama il teatro, i libri, le serie tv, i film romantici inglesi e l’arrampicata. Il consiglio che vuole dare a chi inizia ad occuparsi di fundraising è “studiare, studiare, studiare… Imparare i segreti dai professionisti, da chi si sporca le mani ogni giorno con la raccolta fondi. Questo per me è stato fondamentale: le persone, i professionisti, incontrati grazie al Master.”
Quali sono state le novità nel tuo lavoro in questo periodo di Covid-19?
In questo periodo abbiamo cominciato a lavorare più seriamente col digitale e quest’anno abbiamo portato avanti tre campagne di lead generation per l’acquisizione di nuovi donatori. La cosa di cui vado più fiero è di essere riusciti a trasformare gli eventi di piazza in forma digitale.
L.V.I.A. non aveva mai fatto crowdfunding con successo, e negli ultimi anni avevamo un pò abbandonato questa modalità di raccolta fondi. Abituati al buon vecchio cartaceo e ai bollettini con donazioni anche da 5€, ogni anno organizzavamo 2 eventi di piazza che attraverso il contatto diretto con le persone ci permettevano di fare sensibilizzazione, di raccogliere qualche nuovo contatto ma anche di fare direttamente raccolta fondi.
Quest’anno però tutto questo non era possibile, e così, di fronte all’impossibilità di scendere in piazza abbiamo deciso che avremmo dovuto comunque provarci.
Abbiamo quindi attivato i nostri volontari in questo processo, mettendoli al centro delle campagne, e deciso di spostare i nostri eventi online, su diverse piattaforme e social.
Da aprile a dicembre siamo riusciti ad organizzare 3 campagne digitali, a tenere coinvolti i volontari e a raggiungere nuovi donatori (coltivabili, a differenza della donazione one off dei banchetti), con età media più bassa rispetto ai nostri standard e in regioni che non avremmo mai raggiunto con l’evento di piazza. È stato un successo!
Mattia, un’idea fatta da un’altra organizzazione che ti piacerebbe realizzare?
Vi porto l’idea di Unicef dell’Orchidea sospesa ai nonni nelle RSA. Unicef non è sicuramente la prima ad organizzare la modalità del benefit sospeso, ma quando ho letto di questa campagna è stato come uno schiaffo.
Ho pensato: come ho potuto non pensarci?
Nello specifico, la campagna di Unicef permetteva di acquistare delle orchidee da regalare agli anziani delle RSA. C’erano quindi dei beneficiari indiretti, ma allo stesso tempo si raccoglievano fondi per i beneficiari diretti dei progetti Unicef. Un’idea semplice ed efficace.
Così anche noi di L.V.I.A. abbiamo preso spunto e abbiamo trasformato la campagna che facciamo in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione che si chiama “Un sacchetto di mele per l’Africa”, e abbiamo proposto le nostre mele solidali per le comunità bisognose in Italia, dandogli questo doppio valore perché alcuni sacchetti acquistati online sono stati portati alle mense Caritas ma allo stesso tempo siamo riusciti a sostenere i nostri progetti in Burkina Faso.
In altre parole: una campagna dal duplice valore, con risultati ottimi, in termini di raccolta fondi, di comunicazione e di visibilità.
Mattia, cosa cambieresti nel tuo lavoro oggi?
Da una parte vorrei che la nostra professione fosse presa maggiormente in considerazione, e dall’altra che che ci fosse una maggiore competenza in chi la svolge. Penso che su entrambe le strade stiamo procedendo molto bene, davvero. Ma non dobbiamo dimenticarci mai che il mondo del Terzo Settore vive di una “concorrenza asimmetrica”.
Ho sentito questo esempio (forse proprio al Master) che trovo illuminante:
Se domani venisse fuori che la CocaCola è nociva (probabilmente lo è già, ma non importa) e la notizia uscisse su tutti i giornali, cosa succederebbe? Che le vendite di CocaCola crollerebbero dell’80 %, ma quelle di Pepsi Cola (il principale competitor) aumenterebbero enormemente e in maniera marginale, ma sempre significativa, quelle dei competitor minori (MoleCola e simili). Il tutto si chiuderebbe con un mercato sostanzialmente in pari con il giorno prima.
Se invece domani venisse fuori che, per esempio, i fondi da una campagna SMS emergenziale e di rilevanza nazionale non sono mai arrivati ai beneficiari, cosa succederebbe? Non solo quell’organizzazione perderebbe oltre l’80% delle donazioni, ma tutte le altre organizzazioni verrebbero danneggiate economicamente da questa notizia.
Nessun ritorno al mercato in pari, ma danni per tutti. Per questo, noi fundraiser, non possiamo permetterci di non essere preparati.
Grazie ancora a Beatrice e Mattia per essere stati con noi a Casa Fundraising!