Quando si acquista un bene di consumo che si è tanto desiderato, si prova una sensazione di felicità; il bene è finalmente in vostro possesso. Ma quando si fa una donazione, si prova la stessa sensazione?
Provo a spiegarlo in 500 parole.
Immagina quel momento: hai appena acquistato qualcosa che bramavi da tempo, un nuovo iPhone, il Bimby, la scopa elettrica della Dyson, ecc che ti ha fatto sognare ad occhi aperti. Ti avvolge una sensazione di euforia.
Questo oggetto, ora che è tuo, sembra quasi magico. Però, curioso destino, la magia svanisce presto, sfumando velocemente e lasciando spazio a nuovi desideri, a nuove cose da inseguire.
Ora, fai un salto nel mondo del dono.
Qui, acquisti qualcosa che non puoi toccare o mettere su uno scaffale: un frammento di benessere, un sorriso su un volto che non conosci, una speranza in un angolo del mondo che forse non visiterai mai. Strano ma vero, questa felicità ha radici più profonde, si allarga dentro di te e dura.
Donare ti infonde una gioia che non svanisce con la stessa velocità di quella provata per un acquisto materiale.
È la felicità il risultato che dovete conseguire, perché quello che spinge le persone a donare è la possibilità di essere più felici dopo la donazione.
Perché, in fondo, è la ricerca di quella felicità post-donazione che guida la generosità delle persone.
E come si fa? Come si cattura questo spirito?
La magia avviene quando le persone iniziano a vedere con i propri occhi la transizione tra il “prima” e il “dopo”.
Quando la tua organizzazione mostra come ha reso il mondo un posto migliore, che si tratti di salute, assistenza, o inclusione, ecco che le persone sentono l’importanza del tuo lavoro. Ecco che i fondi iniziano a fluire.
Comunicare ai donatori gli obiettivi raggiunti e quelli che ancora sognate di realizzare è essenziale. Informali, ispirali, fagli immaginare come il mondo potrebbe essere “dopo” il loro contributo.
Questo è il cuore pulsante dell’interesse dei donatori.
Pensa al tuo ruolo di fundraiser come alla forza che muove un pendolo da una parte all’altra: tu e la tua organizzazione siete la forza che lo muove, oscillando lentamente dal mondo problematico di oggi verso il luminoso domani che desiderate.
Quanto più riuscirai a spostare questo pendolo, tanto più fondi potrai richiedere e ricevere. Se il pendolo rimane fermo, anche i fondi saranno scarsi. Il tuo compito?
Massimizzare la felicità dei donatori.
Ti trasformi in un autentico intermediario di felicità. Chiedendo una donazione, non stai solo sollecitando un contributo, ma stai offrendo un’opportunità unica di vera contentezza.
Dai miei anni di esperienza emerge anche un fatto curioso ma costante: molti donatori mi hanno espresso gratitudine per avergli dato l’opportunità di contribuire, di donare. In quel momento, non stavo solo raccogliendo fondi, stavo distribuendo felicità.
E, se ci pensi, questa è una delle misure del successo di un fundraiser. Se il donatore decide di ringraziare il fundraiser per l’occasione che gli è stata data di contribuire ad una buona causa, hai svolto bene il tuo lavoro.
Perché stai assistendo i donatori nel percorso verso la scoperta di ciò che realmente amano.