Il fundraising è un dialogo, non un monologo. È uno scambio, non un’azione che va in una sola direzione.
Per spiegare questo, la prendo alla lontana, e in 500 parole (o poco più) parlo di economia.
L’economia odierna si basa, sostanzialmente, sullo scambio tra un cliente e un’azienda.
Cioè, in pratica, un’azienda profit eroga un bene o un servizio a un cliente (un abbonamento in palestra o un caffè, oppure un viaggio in treno o un gelato, ecc), e dall’altra parte c’è un cliente che paga per il bene o il servizio ricevuto.
I beni scambiati di solito sono equivalenti in termini di prezzo. Ovvero, difficilmente pagherete 100 euro per un caffè, (anche se qualche imbroglio nel mercato capita). Nella maggior parte dei casi, il prezzo di acquisto sarà congruo con il valore dei beni acquistati.
Questo tipo di scambio è sottoposto a una “pretesa”: l’azienda eroga il bene e pretende che il cliente paghi il prezzo per quel bene, ma ovviamente il cliente, se paga, pretende che il bene funzioni a regola d’arte.
Una specie di scambio, che avviene ogni giorno, nelle nostre vite. Questa è la fetta più grossa dell’economia, oggi.
Anche il fundraising è uno “scambio”, ma non c’è “pretesa”.
Per intenderci: nessun donatore può “pretendere” un ringraziamento per la donazione, né può pretendere un contratto in base alla donazione effettuata.
Anche il fundraising è uno “scambio”, ma non è regolato dal mercato: infatti non è che uno può chiedere uno sconto sulle donazioni, o fare una trattativa sul prezzo quando in una piazza si acquistano le “Arance dell’AIRC”…, o ricevere un buono spesa se si dona molto….non avrebbe senso!
Anche il fundraising è uno “scambio”, ma non è scambio di beni equivalenti. Infatti quando io dono, non è che ricevo un bene o un servizio di identico valore al mio pagamento. Cioè, “io ti do soldi, e tu in cambio mi dai un regalo di valore equivalente”. Non esiste.
Ma nonostante questo anche il fundraising è un scambio!
Semplicemente non è uno scambio commerciale, ma è uno scambio fatto con il criterio della “reciprocità”.
Cosa significa?
Provate a pensare a quando vostra figlia, per Natale, vi regala un disegno fatto con cura e attenzione per dimostrarvi tutto il suo affetto.
Anche se può sembrarvi solo una serie di scarabocchi colorati, di certo non direte mai: “Se non è un Van Gogh non lo guardo neppure!”, perché sapete benissimo che vostra figlia ha fatto quel disegno per voi con tutto l’affetto, l’amore e il ringraziamento che prova per chi la ama e la cura tutti i giorni.
Vostra figlia ha un’aspettativa nei vostri confronti; l’aspettativa di vedere accettato il proprio regalo con gratitudine e gioia. E, anche se nel corso della sua vita voi le avete dato tantissimi “soldi” (casa, vestiti, paghetta, libri di scuola, ecc), di certo non pretendete che lei faccia un mutuo per restituirvi quello che ha ricevuto da voi… 😄
Il suo modo di “reciprocare” nello scambio è fare per voi un “bene simbolico” (il disegno) e attraverso quel piccolo disegno trasferire tutto il suo affetto, ringraziamento e amore per voi che siete stati per lei il donatore. È uno scambio, ma è con categorie diverse.
Il fundraising è esattamente questo.
Uno scambio in cui un donatore dona un importo piccolo o grande, ma che non pretende indietro un identico valore. Il fundraising è un dialogo, non un monologo.
Sì è vero, si aspetta un ringraziamento, magari trasferito attraverso un bene simbolico (la tessera, un distintivo, un attestato, un piccolo gadget ben pensato, ecc), ma il cui solo scopo è dire: “caro donatore, ti vogliamo bene, grazie!”.
Mutatis mutandis, voi, organizzazione nonprofit dovreste trattare il donatore come come vostra figlia tratta il proprio papà. È sempre uno scambio, ma non è uno scambio commerciale, ma di umanità, di reciprocità!
Chi pensa che il fundraising sia un monologo, sbaglia. Il fundraising è uno scambio fra un donatore che elargisce un valore economico a un’organizzazione nonprofit che in cambio restituisce attenzione, riconoscimento, amore, affetto, ringraziamento.
Un po’ come tra padre e figlia.