Una gran voglia di verità. Essere veri, veri, veri.
Ma sul serio. Alla classica domanda “cosa ti porti a casa dal Festival del Fundraising?”, ecco questa è la mia risposta. Un Festival che ti dice “non fate fare agli altri”, fate “voi di persona” altrimenti non siete credibili”. Sfondate la porta della verità, sfrondate le cose inutili, gli orpelli, offrite agli altri VOI stessi, non un avatar di voi. E’ stata l’epopea del “le relazioni di lungo periodo sono quelle che funzionano, specie oggi, dove tutto sembra sempre così frammentato”. In moltissimi a ripetere: “quello che conta è la costanza, la coerenza, il lungo periodo, la verità dei contenuti, ma veramente veri, non tanto per buttare dentro qualcosa”.
Tutto ciò che è breve, non è.

Solo ciò che è di lungo periodo è vero.
Mi sembra di risentire Pavese, probabilmente l’autore che più ha fatto commuovere con il suo desiderio di offrire, così incompreso: “da uno che non è disposto a condividere con me il suo destino, non accetterei nemmeno una sigaretta”
Basta al testimonial che la mattina pubblicizza il caffè, il pomeriggio le nuove auto e la sera una nonprofit. Per poi cambiare l’anno dopo.
O è per sempre (o almeno con un idea di “per sempre”, o difficilmente funzionerà).
Quando un influncer da 400.000 follower ti dice che “spendo fra le 4 e le 5 ore al giorno a rispondere, di persona ai miei follower”, e non una volta ogni tanto, ma ogni giorno. Poi diventi credibile. Sì, la notizia “bomba” magari dura lo spazio di un mattino, ma è la costanza nel lungo, lunghissimo periodo che vince.
La fedeltà alle persone, la coerenza dei propri comportamenti. Nei social! E nel fundraising!
Fedeltà, coerenza, costanza: ma siamo impazziti? Sembra di essere tornati alla società dell’800… invece è proprio così, vince solo questo oggi: nel 2020
Sembra l’opposto esatto di quello che ci insegnano.
Cambia, cambia, rinnovati, cerca sempre di fare post, più ne fai meglio è. E’ un tornare all’antico.
C’è una voglia di verità tale, che persino Facebook nei suoi algoritmi, riesce a capire se stai “buttando là qualcosa, tanto per mettere” o “ci hai messo il cuore”.
E ti valorizza di più o di meno.
Non mancano i contenuti, la scrittura è tornata prepotentemente al centro della scena, ma quello che pesa oggi, è il “lavoro, costante, continuo di relazionarsi con il sè profondo, e raccontarlo, regalandolo agli altri”.
Non so se ci rendiamo conto, di che razza di rivoluzione sia.
Non più, “basta esserci, butta dentro qualcosa, e vedrai che funziona”, ma contenuti veri, fatti con il sangue della fatica di scrivere, dell’essere presenti, ma veramente presenti e non per finta, a se stessi e agli altri.
Il mondo può davvero migliorare!
Un momento di verità per lo staff del Festival del Fundraising