Leggo ieri l’intervista a Zamagni (clicca qui). Ho grande stima del professore che è stato prima un mio docente (un Mestro), e poi, per certi versi, un “collega” (anche se non mi azzardo a dire “collega” del prof. Zamagni, in quanto è davvero un gigante nei miei confronti). Un docente appassionato e vero, del corso di laurea in cui anche io ora insegno. Ancora una volta provoca, in senso positivo. Taglia un po’ con l’accetta, e a volte puo’ dar esito a qualche equivoco, dice “che i bilanci di AIRC e ANLAIDS sono impresentabili” (beccandosi la smentita risentita questa mattina sul Corsera di AIRC), dice che nelle cassettine dei bar non “metterrebbe un soldo, perchè non c’e’ da fidarsi” (io invece lo propongo sempre come mezzo di raccolta fondi!), dice che un bilancio come quello di AIRC da 92 milioni di euro “è di più del mio dipartimento all’università e quindi è strano”. Dalla lettura dei giornali (e molte volte non è il pensiero vero dell’intervistato) la cosa che mi lascia un po’ perplesso di questa sua nuova proposta della borsa delle onp italiane non è tanto la proposta in sè (bella e innovativa, oltre che provocatoria come la maggior parte delle proposte di Zamagni) quanto una frase che il professore dice nella sua intervista riferendosi ai soggetti del nonprofit che “avrebbero bisogno” di questa sua idea: “sarebbero le onp più grosse e solide, che sono poi quelle che hanno bisogno di soldi: le minori spesso hanno solo bisogno di volontari”. Non è vero che le piccole onp hanno spesso bisogno solo di volontari, le piccole onp hanno bisogno di donazioni se vogliono crescere, magari non tante quanto le grandi onp, ma hanno bisogno di quelle donazione proporzionalmente sufficienti per sopravvivere, allo stesso modo delle grandi onp. Ci sarebbe poi da tener conto, del fatto che molte delle onp da lui citate come potenziali partecipanti alla borsa sociale, non hanno al loro interno figure capaci di gestire finanziariamente una onp, non basta un contabile, un amministrativo o un commercialista per dire ad una onp come deve investire finanziariamente i propri soldi, magari ci vuole qualcuno specializzato in questo.
Non credo inoltre (si legga questa intervista al Prof. Zamagni) che questa borsa delle charities possa essere un promotore di trasparenza nel settore nonprofit, per la trasparenza ci vogliono più controlli dall’alto (agenzia delle onlus, guardia di finanza) e più controlli dal basso (vedi siti come give.org). In particolare sono questi ultimi sistemi democratici che cambieranno il mondo…e’ solo premiando i comportamenti virtuosi (e non solo punendo quelli sbagliati) che si puo’ davvero cambiare la società. Lo vedo anche con i miei bambini: se la mia logica è la punizione diventano ancora piu’ furbi (per evitare la punizione), se li premio per il loro comportamento, fanno DI TUTTO per migliorarsi!