“Perchè una persona dona?”
Sono giorni particolari, in cui sto lavorando da casa. Tutte le mattine incontro il mio staff in call e insieme facciamo di tutto per andare avanti con i nostri progetti. Li riadattiamo alla situazione, reagiamo, ma cerchiamo anche di essere un passo avanti. Perché in questo momento guardare avanti è essenziale. Non bisogna fermarsi. È vero, ogni tanto ripenso a come le nostre giornate siano cambiate in pochissimo tempo.
Chi poteva immaginare tutto questo? Il Covid-19 avrà conseguenze molto gravi su persone ed economia. E quello che succederà a seguire è ancora difficile da prevedere. Ma una cosa è certa: come abbiamo fatto tutti noi in questi giorni con le nostre vite, così dovremo ripensare molte altre cose. Per ottenere il massimo, anche da giorni come questi, dovremo cambiare il nostro modo di pensare oltre che di vivere. Vale anche per il fundraising: le vicende di questi giorni ne sono la prova. Come cambiare il fundraising? Sono partito da questa domanda:
“Perchè una persona dona?”
Purtroppo, dirlo con precisione è impossibile.
Certamente, spiegare a un potenziale donatore la mission e le proprie attività può indurlo a donare. Ma non basta per rispondere al quesito che ci siamo posti. Altri potrebbero pensare di ricevere donazioni perché in grado di garantire che i soldi saranno spesi nel migliore dei modi. Anche questo può sicuramente giocare un ruolo, certo. Ma anche questo non è sufficiente.
Altri ancora ritengono siano affidabilità ed esperienza a convincere i donatori. È vero, quelle aiutano. Ma, ancora una volta, non bastano.
Il caso di Chiara Ferragni e Fedez conferma che le classiche risposte non sono sufficienti. I due in poche hanno raccolto 4 milioni di euro in pochi giorni. E ci hanno lasciati con meno certezze di prima: affidabilità, reputazione, esperienza non si applicano alla loro situazione. I due infatti sono molto famosi, ma, come spesso capita in questi casi, non sempre sono amati da tutti. Hanno inoltre poca esperienza e anzi, in occasione del loro matrimonio, avevano organizzato una raccolta fondi che non era andata bene.
Dare una risposta precisa al successo della loro campagna è quindi impossibile. Ma tra i tanti fattori da analizzare ce ne sono due a cui bisogna fare particolare attenzione.
Prima di tutto, sono riusciti a capire in che cosa “credono” i loro donatori. E lo hanno fatto in pochissimo tempo. Per citare il Melandri (non io, ma il protagonista del film Amici Miei): “Cos’è la genialità? Una idea per velocità di esecuzione”. In altre parole, quello che rende geniale una grande idea è la sua velocità. E loro hanno capito subito il desiderio di donare di tantissimi italiani, me compreso.
La famosa coppia ha avuto il merito di cogliere e condivere ciò in cui in questo momento credono migliaia di persone, che, per questo motivo, si sono identificate con loro e hanno donato.
Quando iniziamo un’azione di fundraising, ci dobbiamo sempre chiedere: quanto sono capace di cogliere quello in cui credono i miei donatori?
Non bisogna tralasciare il fatto che i Ferragnez, come detto, hanno una grande forza anche in termini di immagine. Milioni e milioni di followers li rendono un caso difficile da copiare. Qualcosa da imparare però c’è, ed è molto importante: bisogna imparare a cercare il pubblico e ad essere presenti attivamente nei posti in cui questo si trova. Per questo è necessario usare e capire Google e tutti gli altri strumenti web a disposizione. Sono loro a stabilire i flussi di traffico. E dove c’è flusso bisogna cercare