“Eh, ma così non sei coerente!”. Quante volte me lo sono sentito ripetere!
A volte sembra che per le persone l’unico problema sia la “coerenza”.
Come se con la coerenza, con la logica, con i ragionamenti, tutto possa essere risolto e processato!
Ma non funziona così!
Perché la realtà è più grande delle nostre teste! Ve lo racconto in 500 parole.
C’è un pezzo dell’Amleto di Shakespeare che mi è rimasto in mente (da quando andavo a scuola).
Amleto, dopo aver visto il fantasma del padre, ne racconta a Orazio, che è molto scettico. E Amleto gli risponde: “Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante tu ne possa sognare nella tua filosofia.”
In pratica dice, “con la tua coerenza, logica, e ragionamenti tu non sarai mai in grado di conoscere tutte le cose di questo mondo”.
Soprattutto quelle contano veramente, aggiungo io.
La coerenza ha un senso, sicuramente.
Essere coerenti nelle scelte e nelle decisioni è importante, ma non è il primo e il più grande problema dell’uomo!
Quando ero ragazzo ho iniziato scienze politiche, dopo un anno mi sono accorto che non faceva per me. Per “coerenza” sarei dovuto andare avanti? “Ho iniziato, adesso finisco”.
Ma ha veramente senso forzarsi a fare una cosa che si è scoperto non fa per noi?
Se io subisco una guerra, e sono sicuro che la perderò, ha veramente senso continuare fino a quando avrò perso ogni singolo uomo e mezzo, solo per coerenza?
Se un ladro entra in casa mia, e minaccia me e la mia famiglia, ha senso dare subito la combinazione della cassaforte, per evitare danni maggiori… o, per coerenza, resistere?
E nei rapporti d’amore? Quante volte ci capita che la realtà, che pensavamo diversa, ci obbliga a un cambio di direzione?
Ecco perché, con un gioco di parole, mi piace sempre ripetere ai miei studenti: “Il problema nella vita, non è la coERenza, ma la coGenza”.
Per me “cogenza” significa la “costrizione” in cui la realtà ti pone.
Cogenza, cioè uno “non può far altro che ammettere che…” e quindi ti tocca cambiare!
Se penso a chi mi vuole bene, mi accorgo che è una evidenza, una certezza.
E che questa evidenza non è l’esito di una logica, ma è una evidenza, una “cogenza”. È “cogente” per me, è una certezza assoluta che “lei” mi vuole bene, e che io ne voglio a “lei”.
Con la “coerenza”, posso dire che esiste questo computer su cui sto scrivendo, ed è dimostrabile scientificamente che è di marca Apple, ma che “lei” mi voglia bene, anche se non è dimostrabile logicamente e scientificamente, è una cosa verissima, è ragionevole, ed è molto più grande la certezza che ho del suo amore, che neanche la certezza che questo Apple, su cui batto i tasti, esista veramente!
Purtroppo a volte uno non vuole riconoscere la realtà, e continua imperterrito nella sua “coerenza” al posto di riconoscere la “cogenza”.
E allora uno si fa male, si fa male veramente, perché solo con la “coerenza” la vista è appannata.
Quando pensiamo ai nostri donatori e alle nostre donatrici, li stiamo guardando senza tanta “filosofia”, ma con la verità che la realtà ci impone?